Hong Kong 7-8-9-10-11-12/VI/2013
香港 2013年6月7-8-9-10-11-12日
路漫漫其脩遠兮
吾將上下而求索。
The road is boundless – cultivation so distant
I shall explore it from beginning to end.
离骚 Lí Sāo
È da ormai due settimane che la pioggia cade costante.
L’estate da queste parti ha queste sfumature e la rapidità con la quale alterna i momenti di puro diluvio al sole battente è impensabile.
Scrivere sul tavolo di cristallo in salone con lo scrosciare costante della pioggia mi ricorda le vicende dei Buendia nel libro di Marquez “Cento anni di solitudine“, con la stagione delle piogge che è durata per ben 3 anni. (non oso nemmeno pensare a questa possibilità, altamente deprimente)
Sto ascoltando la melodia del 古琴 gǔqín, uno strumento ligneo tradizionale cinese comoposto da sette corde corrispondenti a do, re, fa, sol, la, do (ottava), re (ottava); è ipnotizzante sentire le note del molto noto (qui in Cina) 离骚 Lí Sāo , una poesia cantata e suonata che compose il poeta e politico Qū Yuán 屈原 attorno al 343 AC, poco prima del suo suicidio nelle acque del lago al confine tra 湖北 Hubei e 湖南 Hunan.
Questo è l’anello mancante che non possedevo per capire completamente la storia del Dragon Boat 端午节, Duānwǔ Jié (Tuen Ng in Cantonese), per ulteriori informazioni rimando all’articolo scritto esattamente un anno fa.
唔該 m goi è una parola molto utile e usata in Hong Kong ed è il corrispettivo cantonese di 谢谢你 ovvero “Grazie” ma in realtà si utilizza anche per salutare e per dire “prego”, possiamo definirla una parola passepartout!
È stato proprio in occasione del Dragon boat che ho passato quasi una settimana a Hong Kong e della venuta di Gemma, mia cara amica romana. Come l’anno scorso non mi sono fatto scappare l’occasione di poter assistere alla tradizionale gara delle barche del drago a Stanley, ma questa volta ero un semplice spettatore e tifavo per il Team della mia amica messicana Lorena direttamente dalla terrazza della villa privata di uno dei partecipanti di fronte alla baia.
Per l’occasione ho fatto turismo a Hong Kong per l’ennesima volta. È sempre un’emozione salire con il teleferico le montagne dell’isola di Lantau e avistare ad alta quota la figura possente del Buddha seduto sul fiore di loto, sul picco del colle, percorrere le strade affollate di Mongkok, Temple Street, il Ladys Market, girovagare per le strette strade di Sheung Wan (dove alloggiavo gentilmente ospitato dalla bella veneziana). Passando per il mercato dell’antiquariato, parlando in italiano con Gemma sono stato fermato da una persona Hispanohablante che si è presentata e dopo una bella conversazione mi ha lasciato il suo biglietto da visita: era il capo del consolato cileno a Seoul.
Tra le novità scoperte nella metropoli di Hong Kong posso elencare:
1) Mui Wo (Cinese: 梅窩, Jyutping: mui4 wo1, Pinyin: Méiwō, lit. “plum nest”) situata nell’isola di Lantau. Non credo che potrei vivere a Hong Kong, ci sono molti motivi che mi inducono a considerarla come una città “da weekend” turistica e nient’altro, ma ammetto che si sono dei posti caratterizzati da una bellezza assoluta come questa isola e la sua lunga spiaggia di Mui Wo. Le acque non sono molto trasparenti per via del fondale fondale fangoso ma se si vuole evadere dalla realtà caotica cittadina è un elisir.
2) Lamma Island (Cinese: 南丫島), anche conosciuta come Pok Liu Chau (Chinese: 博寮洲) Una delle maggiori isole dello stato di Hong Kong che vanta la caratteristica di essere molto più Bohemien e di relax. Il tempo non era dei migliori quando sono andato in compagnia di Gemma ed Erick, il diluvio era talmente forte che abbiam dovuto indossare delle mantelline plastiche perchè l’ombrello con la pioggia a 45 gradi di inclinazione non era di alcuna utilità. Malgrado il maltempo pranzo a base di pesce è stato ottimo e molto piacevole la passeggiata tra le vie del lungomare, romanticamente decadente.
3) Yau Tong (Chinese: 油塘) situata lungo la linea metro color viola nell’omonima stazione, questa area possiede un villaggio antico di pescatori tipico ed interessante. Impressionante è il contrasto assoluto tra l’hotel a 5 stelle con limousine e di fronte l’entrata al villaggio caratterizzata da un portale recante due carpe colorate. È un labirinto senza tempo passare per quelle viette strette dall’intenso (e a volte pungente) odore di pesce fresco; ci sono i tipici ristoranti cinesi con all’entrata vasche piene di crostacei, pesci e tartarughe che il cuoco cucina a seguito della tua scelta. Ho visto in questo mercato il granchio più grande che avessi mai osservato dal vivo, l’apertura delle zampe era circa di un metro e il solo cefalo-torace-addome era grande come un piatto fondo per la pasta.
4) Chungking Mansion重慶大廈 situata a Tsim Sha Tsui nella trafficata Nathan Road. Gemma aveva prenotato un hotel in questo edificio ed io ero all’oscuro di come realmente fosse. La Chungking Mansion è un grande edicio composto da 5 blocchi ed è famoso per avere gli ostelli dalla sistemazione più economica di Hong Kong. Trovare una camera per dormire a buon prezzo da queste parti è molto raro e in media il prezzo è pienamente europeo, ma in questo luogo, composto da innumerevoli ostelli associati tra loro, è possibile avere una camera che vagamente ricorda la “hotel capsula giapponese” (doccia e bagno un tutt’uno di 2 metri quadrati e letto estremamente piccolo e materesso inesistente) a 360 HKD a notte (30 euro). Al pian terreno c’è un piacevole suk indiano ed è inebriante passarvi attraverso respirando il forte odore di curry e incenso profumato ma durante la notte, quando i negozi e le bancarelle sono chiuse iniziano gli episodi di degrado che garantiscono a questo porto l’appellativo di “posto più pericoloso di Hong Kong“.
È stato uno sbaglio per Gemma alloggiare lì una notte ma una fortuna cambiare questo posto per un nuovo hotel, questa volta a 4 stelle e nella zona vibrante di Causeway bay, dalle stalle alle stelle.
5) La Papera gonfiabile gigante di Hong Kong è diventata super popolare ancor prima di essere posizionata a fianco dell’arrivo dei Ferry nella penisola di Kowloon, a Victoria Harbour. È l’artista concettuale olandese Florentijn Hofman che ha dato al “porto profumato” l’onore di ospitare la sua opera dopo Osaka, Sidney, San Paolo e Amsterdam ed è rimasta ormeggiata intatta (salvo un periodo in cui era stata sgonfiata per manutenzione) fino al 9 giugno scorso. Ora che non c’è più la scultura è ancora possibile trovare numerose bancarelle, di portachiavi, pelouche, paperotti per vasca da bagno, adesivi… Credo che non se ne andrà mai questa papera da Hong Kong. In occasione dell’anniversario del fattaccio di Piazza Tian’anmen in Cina è stata vietata la diffusione di un fotomontaggio del famoso scatto con lo studente in protesta ma al posto dei carrarmati delle papere giganti gialle…abbastanza polemica l’immagine.
Cara Hong Kong, Odi et amo non credo che mai mi avrai come residente fisso, forse mi sbaglio e magari il futuro riserva cose diverse, ma per ora mi accontento di osservarti e rapidamente accarezzarti come fossi una tigre del bengala maestosa ma in gabbia.
Alla prossima e un forte in bocca al lupo a Gemma, da oggi approdata in Cina.
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