Bangkok 4,5,6/X/2012
曼谷 2012年10月4,5,6日
“Vamos a tequila, señorita, bonita
I really need it now
I ain’t got no tengo dinero, caballero
Say can we work it out”
Incredibile ma vero, nel Palazzo reale di Bangkok veniva trasmessa a gran volume dagli altoparlanti questa Hit dei “Los Umbrellos”; mi sono reso conto di canticchiare la canzone e durante tutta la visita e poi alla fine sono riuscito a ricordare. ..Ed io che credevo che cose del genere potessero accadere solo in Cina (nel centro commerciale è possibile e frequente imbattersi in una versione strumentale di “adeste fideles” a tutto volume)
Ho dimenticato citare un’altra truffa che sono soliti fare i nostri amici proprio davanti l’entrata del Palazzo Reale; vi è il divieto di entrare con smanicati, gonne e pantaloncini corti così ci sono delle persone che organizzano bancarelle e stand improvvisati per vendere capi di scarsa qualità a prezzi elevati (giocando sul principio di necessità del turista): le persone sono spinte all’acquisto e varcata l’entrata alla biglietteria scoprono che in realtà è sufficiente richiedere gli abiti all’ingresso (con tanto di stanze per il cambio) in maniera assolutamente gratuita.
Il Palazzo, specialmente la parte più antica è la tesaurizzazione del decorativismo Siamese; oro, affreschi vivaci, merletti che ricordano un gotico esotico, alte colonne intarsiate di vetri colorati e gemme, statue e cammei del Buddha ambrati e di smeraldo. Non è solo una delle attrazioni principali della città ma e’ anche l’attrazione dal biglietto più costoso: 400 Bath (12 Euro); agli occhi di un turista potrebbe apparire tuttavia economico ma agli occhi di una persona che vive come me in oriente questo appare come un “falso” economico perché TEORICAMENTE la moneta cinese è 10 volte più bassa dell’euro e quella tailandese è 5 volte più economica del RMB cinese…
Il tempio del “Wat Arun” si erge nel suo splendore nel versante ovest e sulle acque brune del fiume, con gli arabeschi tipici dell’Angkor Wat cambogiano. È possibile avventurarsi in tutta la sua altezza per scale ripide e passaggi zigzaganti; mi hanno colpito i sentieri alti che conservano dei gruppi scultorei che raffigurano figure antropomorfe con occhi color giada e pelle nera come l’ebano. Era imperdibile un aperitivo nel bar/b&b “Amorosa” situato esattamente di fronte al complesso sacro attendendo il calare della notte per ammirare il lento nascondersi del sole dietro questi paesaggi esotici ed idilliaci. Una delle parti più affascinanti della citta’ a mio avviso è proprio quella della sponda orientale del fiume dove i turisti scarseggiano e si può facilmente avere uno spaccato della vita cittadina; dove le anziane puliscono e marinano l’aglio in strada, i bambini giocano ad imitare le gradi leggende nazionali del Muay Thai e con campi improvvisati si intavolano match agguerriti di uno sport molto simile alla pallavolo, con una palla fatta di giunchi robusti arrotolati che si deve toccare rigorosamente con piedi o testa (la rete è alta 1.70 circa e le schiacciate vengono effettuate in modo assai acrobatico con la gamba tesa…).
Il “Buddha sdraiato” è una delle principali attrazioni della città ed impressiona molto per la sua grandezza, la lucentezza del materiale e l’espressione dell’enorme viso. È strano come non vi sia divieto alcuno per poter scattare foto, nella Terra di Mezzo nei templi buddhisti è sempre interdetto perche’ “fotografare” un’immagine sacra è come “rapirne” la spiritualità.
Il tempo era un’incognita nella Città degli Angeli, uno sbatter di ciglia sole rovente, un altro acquazzone breve ma torrenziale, così sono rimasto bloccato in un tempio che mi ha molto colpito: il “Loha Prasat” che viene definito “La Gemma dell’Architettura Buddhista dell’epoca Rattanakosin” (da questa il nome della zona rappresentante lo zoccolo storico della città). Sono rimasto affascinato dall’aspetto accattivante e tetro dell’alzato, con guglie e merletti neri svettanti il candido bianco delle pareti, l’assenza di un eccessivo decorativismo all’interno e questo lo rendeva stranamente minimalista (i Thailandesi sono decisamente massimalisti) e dai cortili e logge interne si potevano godere viste della città da brividi e decisamente uniche. La postura di un monaco buddhista assorta nel sonno, assopita dal suono melodico della pioggia, ha catturato molti miei scatti e pensieri; erano le mani nodose e tatuate a colpirmi in netto contrasto con la veste color ocra pastello.
Oltre a suppellettili, collane e bracciali di ogni genere, ho trovato nel “mercato degli amuleti” diverse bancarelle intente alla compravendita di denti e dentiere (misconosco il vero motivo di un ipotetico aquisto di una dentiera composta da veri denti…)
Il clima esterno era molto caldo, circa 40 gradi, mentre quello interno sfiorava i 20… era normale prendersi un malanno e così anche questa volta non mi è mancata la notte a letto con febbre e mal di gola acuto (tuttora deglutendo mi sembra di ingoiare filo spinato…passerà).
Dopo essersi immersi nel polmone verde di Bangkok, Lumphini park e aver girovagato per le strade bordeggiate di panchine, attrezzi per la salute dei più anziani e vere e proprie palestre all’aperto, io ed il mio amico messicano Erick, spinti dalla curiosità, abbiamo deciso di assistere al famoso “Ping Pong Show”. Forse non tutti sanno cos’è e confesso che prima del viaggio non ne sapevo nulla neanche io. Situato in una delle zone della movida notturna, “Silom”, il “Patpong” con le sue 4 strade rappresenta il quartiere a luci rosse di Bangkok. La prostituzione, come in gran parte dell’oriente, anche in questo stato è illegale malgrado i due milioni di sex-workers che operano solo nella capitale della Tailandia. Il breve ma intenso dedalo di stradine è popolato da locali a più piani: piano inferiore discoteca-pub-bar e al piano superiore gli spettacoli più proibitivi: è qui che ragazze si esibiscono con vari spettacoli ponendo come principale attrazione la loro vagina. Sono capaci di suonare una trombetta, di spengere le candeline di una torta, di travasare mezza bottiglia di cocacola da una piena ad una vuota, di fumare a grandi tiri, di lanciare piccole banane di plastica, di stappare bottiglie di acqua minerale, di scrivere su un foglio con calligrafia impeccabile, di “sparare” palline da Ping Pong e giocare con gli spettatori (recanti racchetta professionale)…tutto questo utilizzando il loro organo sessuale. Folkloristico, divertente, da vedere, anche se tra tutte le smorfie di seduzione, i sorrisi e l’esuberanza era facile notare il velo di tristezza che annebbiava gli sguardi delle ragazze.
Se i templi della città sono lucenti, sgargianti a causa di una pesante azione di restauro, quelli dell’antica capitale Ayutthaya (patrimonio UNESCO) sono conservati allo stato originale, sagomati dal tempo e dalle incursioni barbare che li hanno depredati. La maggior parte delle statue del buddha sono state decapitate dall’incursione Khmer e ve n’è una che di cui è stata risparmiata solo la testa, avviluppata scenograficamente dalle radici di un baniano. พระนครศรีอยุธยา, Phra Nakhon Si Ayutthaya in thai, questa città era anticamente una potenza chiave nell’asia sud orientale e più in particolare del Siam (dal 1768 al 1932 monarchia assoluta che dominava nel territorio dell’attuale Thailandia).
Non potevo lasciare Bangkok senza aver vissuto l’esperienza del Mercato Galleggiante così, armato di buon animo, verso le 6.30 con una navetta privata ci siamo diretti verso il famoso Damnoen Saduak. Malgrado ormai di caratteristico vi sia rimasto ben poco e tutto si sia piegato inevitabilmente al turismo, è possibile osservare e vivere l’ambiente del mercato anche non sedendo su una barca, ma assistendo, spiando e fotografando dalle numerose terrazze di negozi che si affacciano sull’arteria acquatica principale. Ho tentato di catturare ogni colore, gesto ed emozione che il si specchiava in riflessi variopinti su quelle acque.
Un’incursione notturna elegante nella terrazza vertiginosa del Sirocco (hotel a 5 stelle dove sono state girate delle scene diurne del film “Una notte da leoni 2-Hangover II”) regala la possibilità di ammirare il panorama luminoso della metropoli, purtroppo la bibita più economica si aggirava sui 5 euro così dalle 5 stelle son passato alla bolgia di locali e discoteche si Silom.
Porto con me il sapore della frutta, l’arancione acceso delle vesti dei monaci, il grigio intenso e ruvido della sopraelevata invadente, i ritmi del ballo tradizionale, il gusto delle foglie di Lime sciolte nella zuppa, l’assillante cigolio del Tuk-Tuk, la tricromia dei tetti tradizionali e tutto l’oro che svettando in cielo ravviva la città di caleidoscopici riflessi: questa è la Bangkok che ricorderò,
Splendente e accattivante,
Ammiccante e claudicante,
Inebriante e trasgressiva.
alla prossima
😉
0 Risposte to “Bangkok ovvero La città degli Angeli กรุงเทพ ฯ: Splendore antico, riflessi cromatici e pura trasgressione”