Bangkok-Vientiane 27-28-29/IX/2015

曼谷-永珍2015年9月27-28-29日

“Quando l’acqua si alza, il pesce mangia le formiche; quando l’acqua si abbassa, le formiche divorano il pesce.”
(Antico Proverbio Laotiano)

Vientiane (34)

A esattamente tre anni di distanza eccomi nuovamente nella vibrante Bangkok, la metropoli che più di tutte mi ha saputo fornire allo stesso tempo attrazione e repulsione, fascino e disgusto, ammirazione e disappunto. Questa volta “La città degli Angeli” non è la mia meta principale, ma è sempre piacevole una sosta da queste parti soprattutto alla scoperta di nuove aree e nuovi quartieri. Sono in viaggio nuovamente con Matthew e la sua irrefrenabile voglia di conoscere ed esplorare. Non è un caso che abbiamo scelto l’accesa zona di Thanon Khao San per il nostro albergo: questo posto è assolutamente ineguagliabile, nessuna strada del mondo può avere delle caratteristiche simili, la stessa vitalità, insomma la sua stessa linfa vitale . Matthew mi ha presentato la strada come “un posto dove è possibile trovare di tutto” e non è una blanda definizione, qui è possibile incontrare qualsiasi razza, turista, venditore, masseurs, spogliarellista, Ping-pong performer, libro, piercing, frutta, vestito… e proprio in una bancarella ho comprato la guida che mi avrebbe accompagnato per il viaggio in Laos (pagata a prezzo europeo, decisamente troppo per lo standard del sud est asiatico…).

Come è possibile passare per la Thailandia e non approfittare di un ottimo massaggio in stile locale? Nella Khao San poco dopo aver sorpassato le grandi vasche con i Pesciolini che ti “Puliscono i piedi dalle pelli morte” (ma che possono anche passare Epatite…) anguste scale portano ai piani superiori che generalmente sono composti da grandi sale con pavimento ligneo e numerosi ventilatori al soffitto. Tutti i clienti sono disposti con delle vesti tipo pijama su lettini adagiati a mò di “Futon” nipponico uno accanto all’altro. La donna sulla cinquantina che mi ha massaggiato aveva una forza immane e socchiudendo gli occhi e sopportando il piacevole dolore avevo facilmente l’impressione di essere massaggiato da un Karateka infuriato.

Oltre a scoprire dei banchi sulla strada che “stampavano” identità false, lauree posticce e documenti fasulli (posizionati proprio di fronte ad una caserma delle forze dell’ordine) e passare davanti a dei locali sulla cui entrata avevano scritto a caratteri cubitali “We don’t check ID cards” ovvero “Noi non controlliamo le carte di Indentità” ho finalmente scoperto grazie ad un chiosco in mezzo alla strada pedonale il nome di quel misterioso frutto rosso-arancio che ho trovato in un patio nascosto nella città di Hoian in Vietnam lo scorso mese: il suddetto frutto viene chiamato Gac e in Thailandia viene chiamato addirittura il “frutto del cielo” in quanto extra nutriente e sano, Contiene il 40% in più di vitamina C dell’arancia, il 20% in più di beta-carotene(provitamina A) della carota e anche un antiossidante, il licopene, in quantità superiore del 70% rispetto al pomodoro. Un toccasana che previene l’invecchiamento dei tessuti, nutre e elasticizza la pelle ed aiuta a prevenire il rischio di cancro ai polmoni….se così dicono.. Ovviamente l’ho provato e devo ammettere che mi è piaciuto abbastanza.

I topi in generale non fanno parte dei miei animali preferiti ma a Bangkok, Kao San Road ho visto una scena che mi ha fatto provare pena per questi animali: appena fuori dal ristorante i commessi hanno trovato un grande ratto e per ucciderlo hanno cominciato a calciarlo brutalmente come fosse un pallone da football.

A Bangkok abbiamo incontrato un amico ed ex-collega statunitense di Matthew, Josh che ci ha raccontato innumerevoli storie della sua vita nel Sud est asiatico. Lui è sposato con una donna thailandese e da svariati anni vive in questa parte del mondo insegnando inglese nelle scuole, viaggiando ed esplorando ogni luogo di questo affascinante angolo di mondo.

Passeggiando lungo le strade in Thailandia è impossibile non notare un odore intenso di olio di cocco, lo stesso che utilizzano nelle Filippine per friggere e cucinare in generale.

Ricordavo bene dalla mia ultima volta a Bangkok quanto fosse intenso il traffico, infatti per arrivare all’aeroporto domestico Don Meung da Ko San Road c’è voluta ben un’ora e mezza.

Quella di partire dalla Thailandia è stata un’idea geniale, trovare un biglietto aereo per qualsiasi destinazione a un mese dalle vacanze cinesi è un’impresa ardua: uscendo dal territorio cinese (e da Hong Kong) abbiam trovato molta più disponibilità di compagnie aeree.

Da Bangkok abbiam volato con un volo di appena 65 minuti ad Udon Thani, l’aeroporto più prossimo al confine con il Laos. In totale per due persone andata e ritorno questo volo ci è costato 30 euro…

Si arriva dall’aeroporto di Udon Thani ท่าอากาศยานอุดรธานี al sidetto “Ponte dell’Amicizia” nella città di confine chiamata Nong Khai เทศบาลเมืองหนองคาย in circa un’ora e mezzo con un Van da 9 posti al modico prezzo di 200 Bath.

L’avventura nel Laos inizia con la prima meta, nonché capitale economica e politica dello stato: Vientiane. Rappresenta la città più importante per la nazione ma appena conta 750000 anime e le sue dimensioni sono molto a scala umana. Sebbene molte persone mi hanno esplicitamente sconsigliato di spendere più di un giorno a Vientiane io ho voluto viverla più a lungo perché oltre ai chiassosi mercati notturni con prodotti rigorosamente made in china, Tuk Tuk isterici che disperatamente cercano clienti e cani che solitari si aggirano per le vie buie del centro, ci sono anche degli splendidi cammei che non attendono altro che essere scoperti. Uno di questi è il suggestivo “Buddha park” in prossimità del fiume che separa Laos e Thailandia a 25 km dal centro della città. Questo parco scultoreo è un’esperienza unica che mi ha comunicato spiritualità, fascino e eclettismo. Sebbene le sculture risalgano appena al 1958 e siano state tutte costruite dall’artista Bunleua Sulilat, la qualità della pietra, le numerose macchie di umidità, le fessure e le decorazioni del calcestruzzo utilizzato forniscono alle sculture una parvenza millenaria, antica. In lingua Laotiana il parco viene chiamato Vat Xiengkuane ed è unico nella sua originalità perché fonde e confonde la mitologia induista con la filosofia buddista, il tutto mescolato in rappresentazioni scultoree giganti che contrastano con il verde nucleare del prato inglese tutt’attorno. L’intera area è caratterizzata dalla vasta presenza di sculture ma ce ne sono due in particolare che catturano l’attenzione del visitatore: la prima è un imponente “Buddha sdraiato” che tanto mi ha ricordato il “reclining Buddha” di Bangkok e l’altra è una scultura-edificio a forma di Zucca che rappresenta il livello degl’inferi, della terra e del paradiso. Dalla cima dell’iconica Zucca si può godere di un panorama emozionante dalle intense tonalità di verde (il prato), grigio scuro (le sculture), Nocciola (il fiume), azzurro intenso (il cielo).

Il prezzo di entrata è di 5000 Kip ma se possiedi una Fotocamera 3000 Kip, mi sono chiesto se ci fosse veramente bisogno di questa sovrattassa; al giorno d’oggi chiunque possiede uno smartphone capace di registrare video o catturare immagini

Al tempio è consigliabile andarci con il bus, dove si incontra la gente del posto, monaci sorridenti dalle tuniche color ocra e bambini sempre pronti a salutare il turista sfoggiando Greetings in Inglese. Una passeggiata nella sempre chiassosa Talat Sao (La stazione centrale) è d’obbligo per lasciarsi permeare da questa nuova cultura, dai movimenti delle venditrici del mercato, dalle voci degli anziani che giocano a carte ai bordi delle strade, dai ragazzi che vendono telefonini d’”Epoca”, dalle ragazze dalle colorate vesti che vendono banane arrostite e dalle numerose bancarelle di statuine religiose in Rame e Bronzo.

È risaputo come il Laos sia stato lo stato con più esplosioni e devastazioni di tutto il sud est asiatico e disperse nella giungla ci sono ancora migliaia di bombe attive, nel sottosuolo. Vientiane ai giorni sembra aver riacquisito lo splendore di un tempo, con gli edifici coloniali dalle linee francesi, i grandi boulevard alberati e innumerevoli complessi templari, Vat, che sono in costruzione nella Città.

Per la prima volta in Asia ho viaggiato a bordo di uno Sleeping Bus, essenzialmente un pullman con tante brandine disposte in tre file lungo tutta la distanza del veicolo. Mi ha tanto ricordato il meraviglioso viaggio in “Micro” che ho fatto in compagnia di Noelia da Buenos Aires a Necochea ben 5 anni orsono, questa volta però non c’erano malinconiche distese infinite e pianeggianti fuori dal finestrino, ma correvano sul vetro precipizi, dirupi, strade sinuose, curve a gomito sulle montagne e burroni mozzafiato. La distanza da percorrere per giungere a Luang Prabang non era molta ma le condizioni della strada e il vento forte rallentavano il tutto, quindi per soli 384 km ci sono volute ben 12 ore. Per non pensare alla pericolosità della strada e per poter dormire in pace per almeno 6 ore siamo strati costretti a prendere addirittura del sonnifero. Alle prime luci del mattino aprendo gli occhi ci rendiamo conto di essere arrivati finalmente a destinazione: l’aria fresca del mattino, la vibrante stazione nord, montagne all’orizzonte ovattate da nuvole a bassa quota e sconfinati campi di riso ci hanno dato il benvenuto per una nuova avventura nel Laos del Nord.

A breve il resoconto della magica Luang Prabang.

Galleria Fotografica Relativa


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