A step alterni riuscire a focalizzare la propria figura allo specchio.
Messa a fuoco delle sbavature e minuziosa attenzione nelle diottrie irrisolvibili.
Mordere il sudore di un muscolo in contrazione
Attendere lo schiarire delle sensazioni
E poi urlare a squarciagola
In un fuso orario assurdo che ha lo stesso sapore
di un bacio dato nell’acciaio fuso.
Io, funambolo incosciente
Su corde di platino pendo a 300 metri di altezza
Schivo gli avvoltoi adagiati,
scivolando assieme alla grandine sulle mie ferite aperte.
Piede in fallo ma nessuna caduta.
Quello che avviene una volta è come se non fosse mai avvenuto
Ed aggiungo sommesso
-Kundera perdonami-
mai vissuto intensamente.
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