Beijing 1-8/IV/2012

北京 2012年4月1-8

Raccontare del mio viaggio a Beijing è come riviverlo appieno sulla pelle.

Le circostanze in cui sto scrivendo quest’ultimo articolo riguardante la Capitale del Nord sono molto distanti dalla piacevole brezza che accompagna le vacanze. Shenzhen in questi giorni è estremamente grigia, con nuvole cariche di elettricità e pioggia… quindi estremamente scostanti dal clima primaverile (anche se freddo a volte) che caratterizzava il passato soggiorno.

Percorrere la strada che congiungeva l’hotel alla fermata metro di 东四 è come un lento immergersi nella realtà frenetica urbana: avvicinandosi alle scale mobili tutto cambiava rapidamente, i venditori di Chou doufu 臭豆腐(tofu puzzolente) bloccano il passo a voce alta con i loro banconi montati su tricicli arrugginiti, le impalcature di bambù e ferro ossidato che sorvolavano la strada da parte a parte con pericolanti operai indaffarati, l’odore delle uova che ribollivano nella salamoia, il friggere delle verdure ed il rumore del traffico.

La Metro di 北京 vanta la bellezza di 13 linee che si innervano lungo tutto il tessuto metropolitano nascendo dal primo anello e correndo in modo concentrico fino alla periferia; Beijing non è solo una metropoli ma anche una provincia a tutti gli effetti della Cina e come tale tutela in modo particolare i suoi residenti, basta pensare che un biglietto della Metro (efficiente, rapida, puntuale ma estremamente affollata) costa solo 2 Yuan ed è indipendente dalla destinazione e dal tempo (Id est è possibile fare zapping da un lato a l’altro della città pagando solo 20 centesimi di Euro 🙂 ).

Tra le grandi residenze e palazzi imperiali non poteva mancare all’appello la visita alla Residenza del Principe Gong 恭王俯. Ovviamente ho fatto di tutto per arrivare di buona ora nel sito e battere le comitive infestanti di turisti (atteggiamento xenofobo lo so…non pertinente perché anche io ero un turista…) e potermi godere una passeggiata rilassante nel giardino interno, tra sentieri rocciosi, laghi, porticati e le magnolie in fiore. Ancora una volta i colori delle decorazioni hanno rapito la mia fantasia catapultandomi indietro nel tempo, abitando ogni singolo bianco/nero delle foto d’epoca che impreziosivano la mostra interna dedicata al palazzo. È strano ma tutti gli sguardi impressi nelle foto risultavano ai miei occhi tristi…infelici. Il tempio taoista interno è un gioiello segreto, nascosto tra le spesse mura perimetrali, tra le colonne color malva, il verde smeraldo e il blu oltremare delle architravi e il rosso del tetto. È inebriante perdersi nei giochi prospettici di ombre nei lunghi porticati soleggiati e ventilati. I cinesi vanno matti per i giochi alcolici la sera nei locali: in un bicchiere opaco ciascuno mescola sonoramente propri 5 dadi e dopo aver sbirciato e contato i numeri apparsi proferisce un punteggio; il seguente giocatore può decidere di continuare il gioco o dubitare e in tal caso se il dubbio è fondato e svelato l’imbroglio il baro deve bere uno alcolico. Chissà che questi giochi non venissero organizzati anche in uno dei padiglioni che costeggiano il grande lago: una serpentina incisa nel marmo dello spessore di 20 cm corre avviluppandosi formando un piccolo torrente che serviva come una pista per giochi acquatici (probabilmente culminanti in bevute alcoliche).

Era dal primo momento che ho passato sulla collina del Carbone che volevo visitare quel misterioso “Stupa” bianco che svettava dal tessuto omogeneo. Il tempio è nascosto in un labirinto fitto di Hutong 胡同 (le costruzioni in laterizi grigi, con terminazione ondulata, tipiche di Pechino), tra le vie strette percorse da rumorosi risciò turistici odore di panni lavati e stesi al sole. Venne costruito durante la dinastia Yuan e a mio avviso è una meta d’obbligo per poter capire appieno l’eterogeneità della capitale e il mistico legame con la cultura indiana. Anche io ho commesso degli errori, ne sono consapevole: ho violato alcune importanti regole che regnano sovrane in ogni tempio Buddhista/Taoista. Non è possibile scattare foto, non perché vi sia il pericolo del Flash che danneggia le superfici ma perché i monaci credono che immortalando la reliquia/l’effige/l’affresco/l’altare la persona possa privare l’oggetto di misticità e sacralità. Onestamente preferisco rispettare il luogo di culto osservando ulteriori accorgimenti ed evitando di obbedire pedissequamente al proibizionismo fotografico (ovviamente scattando foto di nascosto senza ferire o offendere i religiosi).

L’ultimo tempio visitato è stato quello della “Nuvola Bianca白云观 (sede dell’Associazione Nazionale del Taoismo cinese), animato da monaci taoisti dalla particolare acconciatura: nell’antica Cina, una persona, raggiunta la maturità, era solita indossare una spilla rituale fra i capelli e mostrare agli altri che era pronto per diventare una persona qualificata e un buon marito (夫 fu)…per i monaci la dedizione alla religione. Il sancta sanctorum di questo tempio è la stanza del grande buddha sorridente che è caratterizzata da una decorazione originale nelle pareti e nel soffitto che evoca una montagna immersa nelle nubi. E’ un rito lanciare la monetina colpendo un oggetto preciso alla ricerca della fortuna e nel caso di questo tempio il bersaglio era posizionato sotto un ponte, in un fossato di pietra: una gigante copia in bronzo di una moneta antica con foro quadrato al centro e una campana appesa (far suonare quest’ultima avrebbe portato fortuna e denaro).

Con un rapido taxi ho visitato l’ultima attrazione prevista nel mio itinerario: la Moschea di via della Mucca costruita nel X secolo che è immersa in un vivace quartiere musulmano e rappresenta un interessante Koinè tra stile cinese classico e architettura arabeggiante.

Tra le varie attrazioni di architettura contemporanea a Pechino spicca l’edificio CCTV dell’olandese Rem Koolhass, dalla struttura complessa e affascinante al tempo stesso ma che è tuttora in disuso a seguito di un violento incendio che nel 2009 ha coinvolto una delle torri adiacenti radendola al suolo in fiamme.

La notte nella capitale è magica e sfavillante di luci; Sanlitun e Wudaokou sono i centri pulsanti della vita notturna, con locali, pub, esibizioni live di cantati emergenti, concerti, KTV e discoteche (assillante per le strade la presenza di alcuni “PR” che pedinano la gente per svariati minuti, specialmente stranieri, cercando di adescarli, commentando splendide ragazze, spettacoli strordinari e bevute gratis)

Mi sarebbe piaciuto vedere tantissime altre cose… ma il tempo mi è sfuggito in svago, interesse, scoperta e sorpresa. Conto di ritornare nella Capitale.

Nel Taxi per l’aeroporto percorrendo l’autostrada, quasi a salutarmi e colpevolizzarmi allo stesso tempo per non averci fatto un salto, il “Linked Hybrid”: un vasto complesso architettonico residenziale e misto costruito da un’altra Archistar, Steven Holl.

Beijing non è un addio, è un arrivederci.

Alla prossima

😉


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