Macau 17-18/III/2012

澳门 2012年3月17-18日

Il mio Blog/Diario non puo’ non essere influenzato dalle vicende che caratterizzano la mia vita, specialmente quella imminente qui in Cina. Inspirato da una forte curiosita’ e voglia di imparare sempre piu’ cose ho deciso di cambiare studio; lascero’ il FLVR studio l’ultimo giorno di marzo e iniziero’ a lavorare in uno studio piu’ prestigioso, con piu’ progetti, piu’ lavoro e piu’ ferventi menti con le quali confrontarsi e dalle quali apprendere.

Non credevo potessero coesistere tanto armoniosamente due culture e lingue tanto differenti da sembrare opposte: nella stessa città, per le strade, nelle insegne dei negozi, nei cartelli pubblici…tutto è scritto in portoghese e in cinese. La fluidità della lingua portoghese con l’enigmatico e affascinante labirinto degli Hanzi cinesi (rigorosamente tradizionali). Le lingue parlate a Macau sono ben 3: Il cantonese, il portoghese e il patuà (dialetto locale).

Questo è Macau, un incontro/scontro di culture che accoglie il visitatore con profumi occidentali e lo seduce con l’esotico olezzo orientale.

Il nome “Macau” deriva da quello della divinita’ A-Ma alla quale e’ dedicato uno dei templi piu’ importanti e caratteristici della citta’. La denominazione attuale non e’ altro quindi che la rivisitazione portoghese di A-Ma-Gau ovvero “La Baia di A-Ma”.

I portoghesi sbarcarono per la prima volta nel 1557 e liberando il mare dai pirati stabilirono in questo luogo la loro enclave. In seguito alla guerra dell’oppio e la fondazione della colonia di Hong Kong Macau subi’ un periodo di declino e nel 1974 i portoghesi si offrirono di restituire il territorio ma i cinesi rifiutarono temendo ripercussioni sul commercio internazionale. Nel 1999 Macau fu finalmente restituita alla repubblica popolare cinese che la dichiaro’ RAS (regione amministrativa speciale) e che come per la vicina Hong Kong gode di 50 anni di autonomia in tutti i settori ad eccezione per quelli della difesa e degli affari esteri.

Malgrado le dimensioni notevolmente ridotte rispetto alle grandi metropoli cinesi, Macau rappresenta l’unico avamposto nella terra di mezzo dove è possibile il gioco d’azzardo: accanto alle numerose chiese in stile coloniale, i palazzi in stile barocco e art decò sorgono numerosi Casino aperti 24h24 e che colorano inevitabilmente la notte con le piu’ svariate luci ed effetti. Leggo dalla mia guida che oltre ad essere stata definita la Las Vegas d’oriente, Macau ha battuto la genitrice americana superandola di 10 volte per quanto riguarda gli incassi settimanali. Per tentare la fortuna e ricevere chissà un bacio dalla dea bendata qui a Macau vengono giornalmente centinaia di persone provenienti da tutta la Cina trasformando le immense sale (onnipresenti in ogni Hotel) in formicai frenetici dal brusio assordante e dall’insopportabile odore di tabacco.

È stato molto arduo trovare una sistemazione per la notte a prezzi ragionevoli; nei weekend il prezzo cresce a dismisura e così ho deciso di optare per un Ostello fatiscente, rumoroso, abbastanza sporco ma esattamente situato nell’arteria principale del centro storico: Rua Tomàs Ribeira.

Non so cosa esattamente abbia rapito il mio interesse per questa città: se il suo fascino mulatto, l’eccellente connubio portoghese-cantonese a tavola, i forti contrasti degli edifici o l’immensa diversità ed originalità rispetto a qualsiasi città cinese.

Il primo contatto con questa città approdando col traghetto è la zona del “Fisherman’s Wharf”, la zona portuale nuova accanto alla quale svettano in ordine: l’imitazione di un vulcano, un palazzo moresco, un palazzo reale cinese, una residenza coloniale, la copia in scala ridotta del Water cube di Beijing e una serie di rovine in stile pseudo-romano.

Il Leal Senado, il centro nevralgico dove si dipartono tutte le attrazioni principali: la bicromia della pavimentazione, il disegno ondulato e il porticato laterale fanno pensare alla piazza come ad un torrente in piena che si getta nel tessuto urbano e che come una ragnatela nasconde e conserva angoli autentici dove si respira la vera e unica Macau.

Un Must di Macau è senza alcun dubbio la Chiesa di San Paolo che a seguito di un incendio nel lontano 1835 ha perduto qualsiasi parte all’infuori della facciata che parzialmente danneggiata padroneggia sopra un podio alto come un tempio greco in armonico dis-accordo con una realtà di torri e grattacieli. Visitando il museo alle spalle si può trovare un’ala interamente dedicata ai Martiri Giapponesi…mi sono chiesto”ma perché proprio del Sol levante?” Interrogando una guida ho trovato la risposta: La chiesa è stata interamente costruita nel 1602 dai profughi giapponesi sfuggiti dalla persecuzione contro i cristiani a Nagasaki.

Il Museo di Macau, situato sul Forte del monte è considerato uno dei musei più belli ed interessanti di tutta l’Asia. Oltre ad essere un buon punto dove poter osservare la città dall’alto è un ottimo punto di partenza in grado di fornire con l’ausilio della tecnologia multimediale tutte le notizie storico/culturali per poter conoscere e capire questa città machiavellica.

Rua Felicidade con le sue imposte rosso fuoco e le case disposte a schiera e’ stata scenario di uno dei film che hanno segnato la mia infanzia: indiana Jones.

La parte sud conserva interamente il carattere coloniale esibendo facciate come quella di San Lorenzo e Sant’Agostino o del Teatro Dom Pedro V interamente laccate di verde pastello e dalle eleganti forme tipiche del XIX secolo.

Come la vicina Hong Kong anche Macau e’ provvista di una moneta propria chiamata PATACA MOP$ anche se in seguito degli accordi commerciali/politici e’ possibile attualmente utilizzare il dollaro di HK ma non lo Yuan cinese.

Una delle cose che più ha attirato la mia curiosità è la copresenza forzata ma non contrastante delle due religioni, chiese e templi buddhisti nello stesso piccolo territorio dividendo il calendario secondo le festivita’ di entrambe le culture. (si festeggia qui il Natale, la Pasqua, la Pentecoste ma anche il Capodanno lunare, la Festa di A-Ma, il Dragone ubriaco e la Festa delle Barche del Drago).

Il tempio di A’MA a sud e quello di KUN IAM a nord sono dei veri e proprio gioielli dell’architettura classica cinese.

Non manchera’ la prossima volta una visita nelle isole del sud Taipa e Coloane, collegate alla Peninsula tramite ponti e che rappresentano due polmoni verdi, provviste di spiagge (dall’intensa colorazione color pece), alberghi di lusso, natura incontaminata e riserve zoologiche.

Tra le cose piu’ bizzarre ed originali della citta’ menziono il museo di Michael Jackson all’interno dell’Hotel Ponte situato a sud ovest della penisola.

La prossima imminente avventura: Beijing

alla prossima 😉

Galleria fotografica


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