Isola di Phuket 7-8-9-10-11-12/XII/2013
普吉岛2013年12月4日
Se socchiudo gli occhi posso ancora sentire il rumore del mare, posso immaginare il sale sulle labbra, l’odore della crema solare, l’ondeggiare della barca e il vento tiepido tra i capelli sciolti. Ho scoperto che in un’isola relativamente piccola (lunga 36 km e larga 10) è possibile trovare innumerevoli variazioni del colore del mare.
Uno dei siti migliori per le immersioni è l’arcipelago delle Similan Islands หมู่เกาะสิมิลัน, a nord di Phuket della provincia di Phang Nga พังงา, e dichiarato parco nazionale dal 1982. Similan è una parola Yawi (Un dialetto malese parlato in Thailandia) e indica il numero nove. Per raggiungere questo paradiso delle Similan bisogna partire alle otto del mattino da Khao Lak เขาหลัก, zona tristemente famosa per lo Tsunami del 2004. Con barche potenti, Speed boat si raggiungono le nove isole (+2 che si sono aggiunte all’arcipelago da pochi mesi) in circa un’ora e mezzo di navigazione. Sicuramente è un’escursione “impegnativa“, trovandosi così distante dai luoghi turistici di soggiorno. Ma credetemi, ne vale la pena. Le isole vengono nominate con dei numeri dall’1 all’11 partendo da quella più vicina alla terraferma: Koh 1 (Huyong), Koh 2 (Payang), Koh 3 (Payan), Koh 4 (Miang), Koh 5 (Ha), Koh 6 (Hock), Koh 7 (Payu), Koh 8 (Similan), Koh 9 (Ba-Ngu), Koh 10 (Bon), Koh 11 (Tachai). Nelle prime 3 isole viene interdetto il turismo perché vi depositano le uova le tartarughe giganti. Le speed boat mettono a dura prova chiunque, perché normalmente il guidatore non cerca di tagliare le onde, ma le prende in pieno temendo che questo possa ritardare il tour facendo balzare qualunque cosa e chiunque a bordo, fortunatamente sono tutte dotate di massimo 20 posti e una grande zona coperta perché il sole da quelle parti è veramente aggressivo e soprattutto in velocità quando per via del vento si ha l’illusione di non potersi ustionare affatto.
Ho fatto snorkeling in un mare irreale, un turchese mai visto che contrastava con le rocce grigio scuro e la vegetazione verde acceso ma la cosa che più mi ha sbalordito è la quantità di fauna marina nascosta sotto la superficie dell’acqua. Ricordo che ritardandomi per regolare la maschera e le pinne, sono entrato in mare quando tutti i miei compagni erano già in immersione, entrando lentamente nell’acqua fresca mi sono allontanato nel senso contrario del gruppo e improvvisamente ho sentito la guida locale, situata sulla barca, urlare qualcosa e girandomi di scatto ho visto passare sotto di me una tartaruga enorme. Era a meno di due metri di profondità sotto il mio addome: quello è stato un momento fantastico mai provato, togliendo il tubo dalla bocca mi sono immerso quanto bastava per nuotare con lei, toccarle il dorso e passare venti secondi con suo stesso ritmo, tornando in superficie mi sono accorto che tutte le persone si precipitavano verso di me per vedere la bellissima tartaruga ma lei come se avesse percepito la noia si inabissò rapida scomparendo quasi alla vista. È stato un momento così privato ed intenso che non dimenticherò mai. Il colore dei pesci è meraviglioso, ce n’erano di tutti i tipi e mi colpì un pesce, dal corpo piatto che nuotava con la bocca laterale, con denti aguzzi ma l’aspetto pacato, di un giallo acceso e con delle sfumature di nocciola.
Sapendo che la maggior parte dei cinesi non ha mai frequentato un corso di nuoto e non è capace di stare in acqua alta ho chiesto più volte se fosse possibile per loro entrare in immersione con il giubbetto salvagente e tutti mi han risposto che non v’era nessun problema, fortunatamente non ci sono stati imprevisti gravi ma solo alcune bevute profonde di acqua salata, piedi tagliati sugli scogli e lievi scottature di meduse (fortunatamente….).
Quando si approda nelle spiagge è possibile che per via del mare mosso la barca non abbia la possibilità di avvicinarsi molto alla riva e quindi rischiando la vita di telecamere, cellulari e fotocamere ci si avvia via mare con le onde all’altezza del petto (più e più volte ho temuto per la mia canon…).
Non si possono organizzare più di un’escursione al giorno, quindi è buona cosa pianificarle con tempo perché i luoghi da raggiungere sono abbastanza lontani tra loro.
Sapete che legame c’è tra James Bond e Phuket? Una delle scene chiave del film del 1974, 007 L’uomo con la pistola d’oro, quando in un duello in stile western il detective sfida l’arcinemico catalano Francisco Scaramanga con un rituale arbitrato da un nano in Frac (inserisco l’estratto del film da youtube in fondo all’articolo). Da quando è stato girato il film Ko Khao Phing Kan เกาะเขาพิงกัน non si conosce più con il suo vero nome ma con quello di Isola di James Bond. Il nome thailandese significa Colli che si appoggiano su loro stessi ed effettivamente rievoca la loro stessa natura. Il paesaggio di questa regione che forma il parco nazionale di Ao Phang Nga è molto diverso dalle altre parti dell’isola, le isole o meglio, gli isolotti sembrano galleggiare su un’acqua torbida verde smeraldo pallido senza peso, senza resistenze. Phangnga è ciò che rimane dei possenti monti Tenasserim, che ancor oggi formano una spina dorsale tra Thailandia e Cina. Proprio nella scena del film compare l’isolotto più famoso, Ko Tapu เกาะตะปู che in tailandese significa lo spillo, questa formazione rocciosa ricorda le fantastiche montagne del film Avatar e si svetta snello in modo surreale per ben 20 metri. Si dice che secondo la leggenda un pescatore gitano che era solito portare sempre a casa una grande cesta di pesce un giorno non pescò altro che una lancia impigliata nelle reti; anche togliendola e rigettandola il mare era sempre e solo quello che pescava continuamente così furioso sguaina la propria spada e spezza la lancia in due, una parte resta nella barca mentre l’altra si precipita nuovamente in mare con violenza e conficcandosi nel fondo genera Ko tapu, l’isola.
È interessante vedere quel panorama e arrampicarsi sulle rocce lisce per avere una migliore visuale del lunare paesaggio ma ho apprezzato maggiormente il bel giro in canoa che ci hanno organizzato subito dopo. Guidate da alcuni gitani di mare, le canoe si sono insinuate nelle fessure strette delle rocce, molto suggestivo il percorso, tra stalattiti e lunghe gallerie oscure, esattamente nelle viscere delle montagne. In fondo al passaggio stretto si estende una vasta zona tropicale, con mangrovie scheletriche che svettano senza peso su laghi di limo grigiastro, una radura fresca e umida, con il suono dei numerosi tucani, il gracchiare delle rane il monotono sciabordio delle acque delle grotte.
Passare accanto a quegli impressionanti faraglioni calcarei alti fino a 350 metri a bordo di una nave lenta, da la possibilità di avvistare le aquile del mare. Questi volatili erano enormi e attirati da alcuni tranci di carne bianca lanciati dalla barca uscivano dai loro nidi ad alta quota per tuffarsi in mare. Si perdeva il conto di quante fossero, uno stormo di aquile che scendevano in picchiata nelle acque descrivendo parabole ed iperboli ben ripide.
A parte James Bond e Similan Island forse il luogo più conosciuto di Phuket è l’arcipelago delle isole Phi Phi, appartenenti alla provincia di Krabi. Sono state le isole segrete del mare delle Andamane, la scenografia perfetta di molti film e video, in uno dei più noti ci recitava un esordiente Leonardo Di Caprio nel lontano 2000, The beach. La principale baia si chiama Maya bay e il panorama è mozzafiato. Sono state collocate in acqua delle imbarcazioni colorate dalle estremità lunghe e arcuate tipiche delle tribù autoctone che danno una forte carica poetica e misteriosamente esotica, a rovinare il tutto le decine di barche che vomitano continuamente turisti schiamazzanti che non fanno altro che scattarsi foto mentre saltano in pose scomposte (da dove viene questa abitudine fotografica?!). Il mare anche se risente della presenza assidua delle barche e dei turisti incivili è molto pulito e cristallino e fare il bagno in quelle acque mi ha ricordato Villa Simius in Sardegna, altro paradiso non tropicale ma italiano. A largo dell’arcipelago che consta di due isole grandi (Ko Phi Phi Don e Ko Phi Phi Lee) e due minori è possibile avere delle ottime immersioni, con barriere coralline e tanti pesci.
Phi Phi island è talmente bella e mozzafiato che scendendo dalla barca ho dimenticato completamente il mio samsung nella tasca del costume e me ne sono ricordato solo dopo aver scattato una serie di foto in acqua a mollo fino all’ombelico, dopo essere stato per 4 giorni interi con un telefono senza vita, tornato in Cina ero convinto di dover andare a HK al più presto per ricomprare un cellulare, miracolosamente alcuni tecnici del noto centro commerciale dell’elettronica qui a Shenzhen sono riusciti a sistemarlo per la modica cifra di 20 euro (quando hanno aperto il telefono era tutto corroso e ricordo che il tipo ha detto 他妈的,糟糕了 che significa Oddio che casino che c’è!).
Una delle cose che più adoro della Thailandia è senza dubbio alcuno la cucina. Ogni pietanza thailandese ha la caratteristica di essere genuina (con eccezione del cibo venduto per le strade), saporita, speziata nelle giuste dosi e assolutamente gustosa. In un ristorante noto di Patong con Kitty e la mia collega canadese abbiamo cenato con ostriche crude, gamberoni alla piastra spalmati con spremuta di Lime, gamberi tigrati fritti con aglio, miele e nocciole, un enorme calamaro alla griglia e un’insalata per smorzare l’infinita bontà; il tutto è costato 1500 bath a persona ovvero 30 euro.
L’isola di Phuket è ricca di posti panoramici e forse uno dei più noti è situato a sud nel capo di Laem Phromthep dove oltre a un caratteristico tempio all’area aperto dedicato al dio elefante e ad una costruzione pacchiana del governo (Kanchanapisek Lighthouse eretto nel 1996 per i 50 anni di governo del re), il protagonista principale è il mare che placido si estende per 250 gradi all’orizzonte, accogliendo lentamente il sole con i suoi colori degradanti dal fiammeggiante rosso al tenue indaco.
È con il volo delle aquile, la vasta gamma di colori del mare, il sapore del curry verde, la frenesia dei neon notturni, un massaggio con essenze profumate e il vento che scompiglia i capelli sulla barca che lascio la Thailandia ancora una volta, sperando sempre che non sia l’ultima.
Tra due giorni sarò a Roma, con la mia famiglia, con la mia vecchia vita.
Buone feste a tutti e a presto!
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