Kathmandu-Pokhara 22-26/XI/2017
加德满都,博克拉 2017年12月22-26日
È il mio sito internet stesso a comunicarmi che è un anno che non pubblico un articolo.
Non perché non stia viaggiando o collezionando su pelle nuove esperienze, ma semplicemente perché non ne ho avuto il tempo e nemmeno l’ispirazione.
Come tutti i grandi periodi di transizione anche questo spaventa e mi da molto di che pensare, soprattutto quando mi sento di dare un salto nel buio da un momento all’altro.
È difficile accettare l’idea di lasciare la Terra di Mezzo, la mia amata Cina, dopo sei intensi anni, ricchi di esperienze, momenti difficili e tante soddisfazioni. Ho lasciato a settembre il mio lavoro in KAS, lo studio di architettura che avevo a 5 minuti da casa, e cominciato le procedure per iniziare una nuova vita nella terra dei canguri, l’Australia.
Sto cercando di ottenere il visto chiamato “Skilled independent working visa” che mi darà la possibilità di avere un visto lavorativo permanente in Australia anche non avendo uno studio come sponsor per l’entrata, il tutto possibile grazie alla perfetta coincidenza di avere una professione richiesta in Australia, coadiuvato da un’età di meno di 35 e un’esperienza lavorativa di più di 5 anni. È un passo importante e fortunatamente non sarò solo in questo: Matthew verrà con me, nel mio stesso visto come mio partner. Tuttavia il visto richiede molto tempo e molto sforzo economico quindi abbiamo deciso di attenderlo viaggiando e arricchendo la nostra esperienza asiatica e più in generale del mondo. Siamo appena tornati da tre maestosi viaggi di cui racconterò a breve: Sudafrica per la terza volta, Brasile (São Paulo e Rio de Janeiro) e New York.
Comincia ad essere abbastanza provato il mio corpo per il tanto viaggiare; ad ogni decollo e atterraggio i miei piedi si gonfiano inesorabilmente rendendo quasi impossibile infilare i calzari nuovamente. Il periodo di transizione in attesa del fantomatico visto australiano è cominciato i primi di settembre e continua a pieno ritmo con questo nuova avventura di cui mi appresto a scrivere: il Nepal, la gemma delle Himalayas.
Abbiamo viaggiato direttamente da Shenzhen e dopo un corto scalo a Singapore siamo arrivati nella capitale nepalese Kathmandu काठमाडौं . Siamo qui con l’intenzione di intraprendere il famoso Annapurna trekking di 14 giorni, impresa audace per me che non sono particolarmente amante della montagna anche se l’idea della prossimità con le leggendarie montagne Himalayane mi attirava e motivava notevolmente.
Giunti all’Hotel mi sono reso conto che il borsone del trekking era stata privato, nell’aeroporto, di tutte le nuove cose che avevo comprato per la montagna… Un’amara scoperta che ha fatto vincere il malumore per alcune ore.
L’hotel ricorda l’interno di un tempio ligneo e il pavimento croccante di lucido parquet tanto mi fa pensare ai tempi in Luang Prabang
A primo impatto questa città ha l’aspetto di una favela, con i tetti piani, i laterizi a vista, neri corvi che svolazzano rapidi, ma con il coronamento delle montagne all’orizzonte e i segni evidenti del terribile terremoto del 2015 quando più di 8500 persone hanno perso la vita.
Durante la prima colazione siamo venuti a conoscenza della tragedia shakespeariana che ha convolto la famiglia reale l’1 giugno del 2001 quando 10 membri dalla famiglia reale sono stati coinvolti in una sparatoria da parte di un principe ubriaco durante una cena nel palazzo reale; attualmente in Nepal non ha più un governo moarchico e proprio in questi giorni le elezioni nazionali decideranno se il paese avrà o no una svolta maoista.
Svuotando la mia casa di Shenzhen e impaccando i miei averi per conservarli presso case amiche, mi sono disfatto di molte scartoffie e cose inutili, e ho deciso di portare tutte le penne colorate e i pennarelli che avevamo nei cassetti, assieme a tutti i peluches collezionati durante la vita in Cina, qui in Nepal per donarli ai bambini.
Condividiamo l’avventura Nepalese con tre altri nostri amici, gli stessi del rocambolesco viaggio a Bali, Indonesia: Lionel, Pam e Linda. La nostra guida è un affascinante 40enne di Kathmandu che vive a 150km fuori dal centro cittadino; un uomo ricco di racconti inediti, con un buon senso dell’umore e amante delle buone pietanze.
È stato come tuffarsi in un’altra dimensione, esplorare la zona centrale della capitale con i suoi templi, le zone sacre e i panorami sulla valle della città. Soprattuto in Durbar square è impossibile non denotare gli effetti del sisma e le conseguenti distruzioni dei reperti storici e non.
Da queste parti i complessi templari chiamati “Stupa” hanno delle caratteristiche che li distinguono da qualsiasi altro tempio asiatico: ogni edificio sacro si caratterizza per un’enorme cupola semi-ellissoidale bianco latte, che costituisce il corpo centrale, sulla cui cima si erge la torre dorata con la particolare presenza degli occhi vigili del buddha lungo le 4 direzioni cardinali. Osservando il disegno è facile associare il simbolo spiraliforme situato al di sotto degli occhi con “il naso del buddha” ma in realtà rappresenta il numero uno nella lingua nepalese, che sta come simbologia per “dio unico”. E’ magico poter assistere al rituale del fiore di Loto: Un monaco, camminando sul bordo della cupola, con un recipiente lascia cadere in modo parabolico un liquido dal colore ocra che cadendo sul bianco calce della struttura descrive uno ad uno i petali del fiore sacro.
Siamo stati in una delle zone più sacre di tutto il Nepal, il tempio Pashupatinath पशुपतिनाथ मन्दिर, e dove ogni giorno migliaia di indù si recano per dare l’addio ai propri cari prima di intraprendere il lungo viaggio verso l’aldilà. Il complesso sacro è composto da vari nuclei che gradualmente portano alla zona fluviale (Fiume Bagmati) dove numerose terrazze funerarie vengono decorate con fiori arancio, oli profumati, zuccheri e spezie per attendere la cremazione dei defunti. La guida ci ha spiegato come nella pratica locale sia molto comune donare gli organi e soprattutto le cornee dopo la morte, un aspetto molto innovativo per uno degli stati più poveri del mondo.
Dappertutto, gruppi di santoni dalle tinte corporali sfacciatamente accese di aggirano per il tempio a caccia di qualche dollaro: loro posano, i turisti li fotografano e in cambio impartiscono benedizioni con tinte rosse sulle fronti dei turisti. Io mi sono limitato a fotografare gli altri e fortunatamente sono riuscito a ritrarli per sempre nella mia memoria con la mia Canon.
Pur essendo il Nepal, e più precisamente Lumbini लुम्बिनी, il luogo di nascita di Siddhartha Gautama nel 563 BCE (Buddha), l’attuale religione presenta delle caratteristiche uniche che la rendono un punto intermedio tra il Buddhismo tradizionale e l’Hinduismo.
La guida ci ha detto che sulla montagna il clima sarà molto rigido e mi ha spaventato vedere che ci ha consegnato 5 sacchi a pelo in caso le coperte degli ostelli non fossero sufficienti.
È sospettosamente economico comprare giacche, pantaloni imbottiti e materiale vario per la montagna a Kathmandu soprattutto nel quartiere di Pathan dove risiedeva il nostro hotel e quindi prima della grande avventura ho deciso di comprare due pantaloni termici e una felpa imbottita ma leggera.
Un’alzataccia ci fa partire dalla capitale in direzione Pokhara पोखरा लेखनाथ a bordo di un bus “deluxe”, o per lo meno così veniva descritto sulla fiancata del veicolo. Il viaggio è lungo, pittoresco e traballante; si sfiorano strapiombi e montagne a picco su ruscelli di montagna, si costeggiano immense foreste e si attraversano villaggi pittoreschi.
Mi ricorda molto il Laos e soprattutto l’intenso viaggio in bus da Vang Vieng a Luang Prabang; come nel Laos, si passa vicinissimo alle case delle persone locali che seguendo la routine della vita rurale stendono coloratissimi panni, arano, si lavano nei ruscelli, pascolano, seminano…
La strada è molto dissestata ma il disagio è compensato dalla vista sempre più nitida delle enormi montagne innevate.
Pokhara पोखरा लेखनाथ è considerata la metropoli più grande del Nepal, anche più imponente della capitale. Mi ha senz’altro ricordato Hangzhou 杭州 per la presenza dell’acqua e per la distribuzione urbanistica tutt’attorno al vasto lago Phewa फेवा ताल, la cui magia si irradia in un “offset” di strade gremite di ristoranti, centri Yoga, alberghi e negozi per turisti.
Pokhara non rappresenta solamente il portale d’ingresso per i vari circuiti montani ma è famosa in tutto il mondo per la vita new age, e rappresenta una meta d’obbligo per gli appassionati di Yoga e terapie Ayurvediche. Mi sarebbe piaciuto sperimentare una sessione mattutina di meditazione con le intense vibrazioni generate dai “gong” metallici, ma purtroppo il tempo stringeva e ci stavamo rapidamente preparando per la grande scalata.
A breve il diario della montagna, con le sue insidie, bellezze e difficoltà.
Buon 2018 a tutti!
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