Cebu-Bohol 16-17-18-19-20-21-22/II/2015

宿雾/保和省 2015年2月16-17-18-19-20-21-22日

 Cebu-Bohol '15 (70)

Probabilmente la definizione “caos armonico” non è da applicare solo alla febbricitante città di Manila ma è da estendere a tutto il territorio filippino in generale. Ho parlato di una terra dalle forti contraddizioni che suscita sentimenti avversi.

Mi ha impressionato sapere che anche all’interno del nostro hotel a 4 stelle vigeva un principio di corruzione: per chiamare un taxi “lento” si doveva addizionare 50₱ pesos al prezzo della corsa e per uno “veloce” dovevi addizionarne 100₱ e il caso volle che quelli da 50₱ mai fossero disponibili telefonicamente… una sera abbiamo deciso di sperimentare il ristorante più alla moda della nostra isola, Mactan e con un taxi +100₱ dopo un’ora di traffico assordante siamo arrivati alla parte sud dell’isola chiamata arabescamente Cordova. Il suddetto ristorante sembrava galleggiare sul mare ed era alquanto suggestivo perché quelle del locale erano le uniche luci accese in zona. Avendo visto nel parcheggio esterno svariati taxi in sosta non mi sono posto il problema del ritorno e così ci siamo goduti la cena a base di pesce e carne, con musica dal vivo, una piacevole frescura senza un’eccessiva umidità. Finita la cena con mia sorpresa non v’era neanche l’ombra di un taxi e l’unico che sostava da quelle parti era riservato a dei clienti che dopo la cena lo avrebbero preso per tornare nel proprio albergo: l’unica possibilità era prendere un rickshaw a pedali da due posti, ma dove andare in quel modo in delle vie così buie da non vedere a un passo? Decisi di contrattare un prezzo con l’adolescente che ci avrebbe portato per 15 minuti fino all’incrocio con una delle strade principali e da li sarebbe stato più facile prendere un taxi. Non sono stati 15 minuti ma bensì venti, io ero seduto davanti sul trespolo della struttura metallica in bilico e mia mamma assieme ad Adriana nei due posti passeggero del Rickshaw: dopo i primi 10 minuti il ragazzo cominciava a rallentare, stremato dal nostro peso e rischiavamo di rimanere bloccati in mezzo ad una via completamente buia alle 11 di notte. Fortunatamente e con molto sudore il ragazzo ci ha portati alla via principale ma oltre ad una sarabanda di luci, clacson, verdure che friggevano in wok ai lati della strada, ma nessun taxi passava di lì. Ammetto di essermi fatto prendere dalla disperazione per un attimo perché non sapevo come tornare all’hotel ma improvvisamente si fermò una jeepney vuota per chiedermi dove fossi diretto ma il prezzo che mi aveva detto era veramente troppo costoso quindi lo liquidai subito, ma dopo 3 minuti ritornò accettando il prezzo pattuito per portarci a casa. Tutto il viaggio è stato un po’ angosciante perché eravamo i soli passeggeri sul Jeepney salvo il guidatore, l’amico al lato e la persona che ha apparentemente fermato il veicolo per noi (che prenderà dal guidatore una parte del denaro ovviamente). Ho fatto di tutto per non sembrare spaventato agli occhi di mia mamma ma l’idea che questi signori potessero avere in mente di rapinarci non riusciva proprio ad andarsene dalla mia testa, in compenso continuavo a ripetermi “non si poteva fare altrimenti…”. Dopo aver sbagliato strada due volte finalmente giungiamo all’hotel e tirando tutti e tre un sospiro di sollievo ci addormentiamo pesantemente stanchi.

Abbiamo utilizzato il molo vicino l’hotel anche un’altra volta ma questa volta per andare nell’isola di Olango ed esplorarla. Per questo viaggio non abbiamo optato per la barca privata ma per quella pubblica, che tutte le persone prendono come fosse una corriera per le varie corrispondenze tra le isole: siamo stati gli ultimi passeggeri a salire a bordo e ci toccarono i posti al sole (che con la pelle ustionata non erano proprio gradevoli…). Dopo aver imbarcato ogni genere di mobili, moto e casse di frutta, posizionano e amarrarono davanti a noi una trentina di taniche di benzina, ognuna più o meno di 5 kilogrammi: la plastica delle taniche era ovviamente unta di benzina e malgrado ciò non mancava qualche passeggero con la sigaretta in mano. Questo viaggio in barca è stato tutto fuorché piacevole. Il molo di Olango è composto da una passerella che si avventura per più di 600 metri dentro le acque, questo per via delle maree che da queste parti sono veramente molto alte. Era il giorno dell’anniversario della morte di papà e quindi decidemmo di fermarci nella coloratissima chiesa di Santa Rosa per pregare.

Dopo aver acquistato una bandana per ripararci dal sole cocente, con il solito rickshaw ci siamo diretti verso un resort sulla spiaggia Talima (che spiaggia non era..) per rilassarci e goderci l’ombra delle palme e degli alberi da frutto. Non so se fosse stata l’aria di mare o semplicemente la necessita’ di un posto ombreggiato ma siamo rimasti li’ per tutte le ore piu’ calde. Il ritorno è stato meno traumatico ma sempre alquanto speciale perché a causa della bassa marea la navetta non poté arrivare al molo di partenza e quindi una scialuppa da 20 persone ci è venuta a prenderci… il problema è che noi eravamo in 40 su quella barca e a rischiando di affondare, sfiorando il pelo dell’acqua con il bordo ligneo, siamo riusciti a toccare la terra ferma. Decisamente non è stato un viaggio noioso e privo di brio.

 

Per il penultimo giorno organizziamo qualcosa di speciale, un’escursione nella grande isola vicina di Bohol. Il caso volle che proprio in quel periodo Charlotte, la marsigliese che colora di felicità i miei giorni qui a Shenzhen, dopo un soggiorno trascorso a Boracay fosse proprio lì in vacanza con due sue amiche. Così svegliandoci all’alba per prendere il traghetto delle 8 da Cebu City e arrivare a Tagbilaran verso le 10, tutti e 6 iniziammo il nostro tour in van per esplorare Bohol.

Una delle attrazioni principali dell’isola è la presenza del primate più piccolo del mondo, chiamato Tarsier e quindi non è mancata la passeggiata in una foresta recintata alla ricerca dei piccoli mammiferi. Visivamente sono stretti parenti dei roditori e gli occhi enormi del colore dell’ambra forniscono loro un’apparenza quasi aliena (rapportati alla loro taglia gli occhi sono 150 volte più grandi che quelli degli uomini…). Dopo le micro scimmie è stata la volta delle farfalle e questo giardino mi ha ricordato il museo entomologico di Chiangmai. A quanto pare se il bruco possiede colori sgargianti allora la futura farfalla avrà dei colori molto più pacati e marroni: probabilmente è affine a ciò che si dice dei neonati, quelli umani…

In un vetro erano conservate delle particolari farfalle, definite Ermafrodite: presentavano un dismorfismo molto evidente tra le due parti che avrebbero dovuto essere perfettamente simmetriche ma che invece avevano un’ala molto più grande dell’altra (solitamente in molte specie di insetti la femmina è notevolmente più grande del maschio). Sono rimasto molto colpito dal colore e dalla lucentezza di alcune pupe: completamente dorate. Terza tappa nel centro dell’isola è stata la scalata della collina dalla quale è possibile scorgere il particolare ed unico panorama delle “montagne di cioccolata”(patrimonio UNESCO): 1260 conformazioni geologiche concentrate in un’area di circa 50 km quadrati ricoperte da un omogeneo strato erboso che nella stagione secca prende la tonalità marrone, da qui deriva il nome e dato che non eravamo nella stagione secca la guida ce le ha descritte come montagne di menta. Per concludere la gita a Bohol non c’è nulla di meglio di una crociera sul fiume Lomboc, dalle rive lussureggianti e le acque trasparenti: incluso nei tour generalmente c’è il pranzo in barca e devo ammettere che era di ottima qualità. Delle donne in costume tradizionale ci hanno fatto battere le mani al suono di ritmi tipici alle nostre tarante e altre ragazze hanno sgambettato velocemente danzando il Tinikling, una danza che consiste nel saltare ininterrottamente dentro e fuori due lunghi bambu’ fatti “schioccare” a terra e tra loro da due persone disposte e sedute lateralmente (le ragazze danzanti avevano degli evidenti lividi viola sugli stinchi…).

La parte meridionale di Cebù offre numerose attività interessanti; nel sud est è possibile nuotare con gli squali balena, ma purtroppo non ne ho avuto l’occasione e la parte sud ovest e più precisamente Moalboal è caratterizzata da una natura assolutamente meravigliosa. Ci abbiam messo 3 ore da Cebù City per arrivare alla prima destinazione stabilita ovvero le Cascate di Kawasan. Si trovano nella provincia di Badian e sono le prime cascate dove ho fatto il bagno in tutta la mia vita. Il percorso che dalla strada giunge alle cascate è un susseguirsi di poetici panorami, il rumore delle piccole rapide, l’azzurro intenso dei fondali (come fossero fondali di piscine), il cinguettare degli uccelli nel sottobosco, l’odore dei fiori tropicali, il canto assordante dei galli legati ai trespoli lungo la strada e il belare delle pecore amarrate ai tronchi davanti alle case. Un ragazzo di 20 anni che si è improvvisato guida ci ha spiegato che l’acqua era così pulita perché nessuno vi lava i panni ma passando il ponte scorsi una donna intenta a risciacquare le vesti e lui mi ha detto che era l’unica che potesse farlo in quanto proprietaria dell’intera area protetta… non sono delle cascate grandi ma è l’insieme che le rende assolutamente affascinanti: Vi sono due principali cascate (di poco più che 10 metri) una più piccola e una più grande e per entrambe, ovviamente a pagamento, la gente del bar organizza delle gite su delle chiatte di bambù per passarvi dietro davanti e dentro utilizzando il getto verticale come un massaggio benefico alle persone sdraiate a pancia in giù.

Dopo alcuni rapidi ma indimenticabili scatti fotografici con  lo sfondo delle risaie dalle forti tonalità di verde ci siamo diretti alla famosa Pagsama Beach e questa volta abbiam trovato una vera spiaggia

Ho provato un’emozione forte facendo snorkeling in quel mare: ho visto per la prima volta il Grand Bleu, quello “Scalino” improvviso che fa cambiare rapidamente la quota del fondale. Quel salto nel vuoto mi ha provocato un senso di attrazione ma allo stesso tempo molto timore. Ho portato a mia madre sulla riva una stella di mare dalle tonalità azzurro oltremare, grande come un palmo e maculata di celeste. Durante l’esplorazione del fondale la mia amica Adriana è stata punta da una grande medusa e cercando dei prodotti che contenessero ammoniaca un negoziante mi ha fatto scoprire che il miglior rimedio alle ustioni provocate dai nematocisti delle meduse è cospargere la zona affetta con dell’aceto: effettivamente nell’arco di 40 minuti il gonfiore era più che passato.

 

Anche questa volta lascio le Filippine con la voglia di tornarci presto, magari per iscrivermi finalmente al tanto voluto corso per la patente da Sub e poter così esplorare più da vicino i meravigliosi fondali che il sud est asiatico offre ad ogni viaggio. Oltre alle esperienze, meravigliose e adrenaliniche conservo gelosamente un puro sentimento di amore familiare che solo la presenza di mia mamma mi ha saputo comunicare e dato che il 9 marzo scorso è stato il suo compleanno ne approfitto per farle tanti auguri.

 

Un saluto e alla prossima avventura

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