Kunming-Lijiang-Dali-Shangri-La 1-9/VII/2012
云南2012年8月1-9日

“Non vivo più senza te, anche se, anche se con la vacanza in Salento ho fatto un giro dentro me” B.Antonacci

Italia, cara Italia… sono ormai 17 giorni che sono tornato per le vacanze. Esattamente dal 14 agosto.

Mi è stato chiesto al principio di Agosto: “questo mese dove te ne andrai di bello? Magari in qualche meta esotica e lussureggiante?” ed io schiettamente ho risposto così: “in questo momento non c’è nulla di più esotico per me dell’Italia”.

Toccata e fuga a Roma alla volta di Otranto, Salento, mia seconda patria da ormai più di 20 anni.

Amici, cibo italiano, famiglia, affetti, vizi, musiche mi hanno ricordato quanto fosse magico il mio paese e quanto mi costerà separarmene già domani.

Non è stato sempre roseo il mio soggiorno in Italia, si sono succedute: febbre, placche alla gola, raffreddori cosmici, puntura di Tafano, spossatezza estrema e febbriciattola da 37.3 che mai si esauriva… sarà il clima differente o l’ansia del ritorno…non so… intanto che aspetto con ansia di rivedere i miei amici per un aperitivo qui a Roma mi rilasso scrivendo della mia mitica avventura di inizio mese.

Sono delle immagini dai forti colori a scolpirmisi in testa quando penso allo Yunnan.

In occasione dell’arrivo del mio grande amico Donato ho deciso di mostrare lui un volto enigmatico, affascinante, forte e contrastante del vasto e poliedrico mondo chiamato Cina: Lo Yunnan ovvero la terra “a sud delle nuvole”.

Meta principale del viaggio era la vecchia cittadina di Lijiang ma per via dell’alto costo del biglietto aereo diretto Shenzhen, Lijiang siamo andati a Kunming. Sarà il tempo non clemente, il fango per le strade, il traffico intenso e un grigiore spaventosamente deprimente, tutti elementi che hanno influito negativamente… unici cammei il parco del drago verde a nord e l’hotel lussuoso dove ci siamo rifugiati dalle precipitazioni atmosferiche torrenziali per attendere il treno notturno per Lijiang.

Altro punto cruciale, il treno notturno: antico, rumoroso, con cuccette non separate da 3 letti per parte che avvicinandosi verso il soffitto diminuivano drasticamente lo spazio ergonomico così da avere il passeggero dell’ultima cuccetta quasi l’impressione di baciare l’aria condizionata (fortissima) e il neon vibrante…un viaggio infernale ma possibile.

La mia prima professoressa di Cinese, Kiki è stata promossa di grado e ora gestisce una scuola di mandarino a Lijiang ed è proprio nella sua scuola, ad un passo dal centro, che abbiamo alloggiato. Kiki è tremendamente europea, nei modi non ricorda affatto la classica ragazza cinese, timida, riservata, timorosa…è forte ed elegante al tempo stesso, una piacevole persona con cui passare giorni e mesi e che con estrema felicità ci ha accompagnato come guida alla scoperta della sua nuova terra.

Da Lijiang 丽江市 Lìjiāngshì è impossibile non rimanere incantati dalla piazza principale, dove padroneggia un grande mulino composto , come fosse il motore di tutto l’apparato di torrenti, fiumiciattoli e specchi d’acqua che colorano, musicano e rinfrescano tutto il centro storico della cittadina.

Distrutta parzialmente dal terremoto del 1996, nel 1997 l’UNESCO la incorona patrimonio dell’umanità, inondandola di turismo e facendola conoscere mondialmente. È la cultura Naxi (antica popolazione del ceppo tibetano-birmano) che rende assolutamente unica questa città, dall’architettura del canali e ponti alla cucina, dalla fisionomia della gente autoctona alla magia del paesaggio circostante.

Pur essendo la razza Han 汉人hànrén il gruppo etnico più grande (esattamente il 92% della popolazione Cinese e il 19% della popolazione mondiale!), in questa provincia è una minoranza e prevalgono le etnie Naxi e Tibetane.

L’odore speziato dei dolci, del caramello sciolto (con il quale veri e proprio artisti ricavavano per la gioia dei più piccoli leccornie scolpite con i segni dello zodiaco cinese), la carne alla brace, i colori delle donne del centro storico tutte vestite con abiti tradizionali, il mormorare delle acque, il fruscio dei salici piangenti che percorrono le strade e le musiche tradizionali con tamburi e chitarre gitane contribuiscono a creare un’atmosfera unica che irrora in tutte le direzione e permea corpo ed anima.

Non mi è importato pagare una coca-cola 50 yuan in un bar dall’area tibetana per godere della splendida vista dei tetti di Lijiang in cima al colle nel punto più alto.

Una gita in taxi, attraversando campi pieni di buoi, pullman turistici in stradine di campagna e venditori ambulanti agitati, ci porta nella storica città di Shuhe, dove Kiki aveva organizzato un bel giro turistico/panoramico con tanto di gita in barca e cavalcata nella natura (ignorando la mia ferrea hippofobia) Ho fatto provare a Donato in questo villaggio una specialità di Xi’An, un panino all’olio con carne di agnello e erbe tritate…ottimo.

Con lo stesso treno degli orrori, ritorniamo indietro a sud verso Kunming, fermandoci a Dali 大理市 Dàlǐ shì altra splendida perla di quel collar chiamato Yunnan. Antica capitale dei Bai e famosa per la produzione dei marmi Dali è ora assieme alla non lontana Lijiang un must per il turismo qui in Yunnan. Prendendo un bus affollato dalla lontana stazione, in direzione centro è impossibile non notare l’enorme struttura futuristica bianca dell’università che si erge sul declivio verde lussureggiante  in contrasto con l’architettura del posto.

Di Dali mi han colpito varie cose: la strada principale (molto turistica ma estremamente piacevole da percorrere), il cibo ottimo (specialmente quello preparato da un nonnetto affabile che ha aperto solo per noi il ristorante ed ha cucinato ottimi piatti pur non essendo il cuoco), la zona che costeggia l’Erhai (洱海湖) il grande lago a nord del centro storico dalla forma ad orecchio, le 3 pagode che si specchiano sulle sue acque colme di ninfee. Durante una lunga passeggiata siamo giunti in una zona dal potente landscape che suggeriva soggiorni di relax a bordo lago. Mi ha colpito l’innumerevole fauna aracnide che popolava tutti gli alberi con colori sgargianti, testimoni del gran veleno e della grande voracità della specie (non ho potuto resistere dal fare delle Macro su di loro); mi hanno colpito inoltre dei bambini di circa 8-9 anni che si facevano il bagno nelle acque colme di ninfee del lago e che vedendoci seduti sul padiglione dal classico tetto a punta sono usciti dall’acqua ed hanno iniziato a fumare delle sigarette con un gusto e passione tipici dei grandi fumatori. Un’escursione in teleferica su per Shangguanhua, la montagna sacra e la visita alle grotte hanno segnato la fine della parentesi Daliana ed il ritorno nella più fresca Lijiang.

Una sveglia all’alba da l’inizio alla nostra ultima grande avventura in queste terre: Shangri-La e Il salto della Tigre. Autista privato, tour organizzato, tutto incluso per la modica cifra di 700 Yuan quasi 90 euro… il costo è molto alto e quindi le aspettative erano di un tour perfetto… aspettative smentite alla grande da un hotel bellissimo ma sporchissimo, cibo scadente e taxista spericolato che sulle curve senza gardrail del lungo fiume faceva gelare il sangue con sorpassi azzardati, in curva, contromano. Al ritorno abbiam protestato animatamente e ci sono stati ridati 200 yuan per il rimborso della lamentela.

Nonostante la scomodità dei suddetti aspetti il viaggio è stato magico, attraversando le fredde terre alle porte del Tibet.

Noleggiate le giacche per il freddo molto simili a divise comuniste russe degli anni 30, comprate le scarpe waterproof per evitare di camminare sull’acqua, tutte le persone che viaggiavano con noi hanno comprato dell’ossigeno con mascherina affermando di avere difficoltà a respirare a tali altitudini (in realtà noi non sentivamo la benchè minima differenza…un po’ rarefatta l’aria ma facilmente respirabile…diciamo che era più una trappola per turisti quell’acquisto, specialmente turisti cinesi).

Shangri-la è il luogo fantastico creato dal novellista James Hilton nel 1933 con il suo libro Lost Horizon (che io ho comprato e sto leggendo), caratterizzato dalle vie acciottolate e dalle bandiere colorate appese a fili sottili recanti preghiere buddiste, un’aria intensa di Tibet e un tempio maestoso con tanto di campana buddista di preghiera dorata alta più di 20 metri.

La notte avevamo organizzata una cena in una casa di una famiglia tradizionale, io sinceramente ignoro il numero medio stimato delle famiglie ma la appena citata “casa” era in realtà una grande sala di legno con 300-400 turisti resi euforici dalla grappa tibetana e dalle donnine in abiti tradizionali che ballavano al centro della grande aula. L’attrazione del tour che più ha rapito la mia attenzione è stata la Gola del salto della Tigre, strettoia in cui lo Yangzte river, il fiume azzurro impazzisce in enormi e assordati rapide che caratterizzando la bellezza mozzafiato e catastrofica della gola. Si narra secondo la leggenda che una tigre per sfuggire dal cacciatore si sia gettata dalla rupe in cima alla gola e si sia gettata così nel miasma delle acque. È una leggenda ma la guida mi informato che non pochi turisti sporgendosi sono stati risucchiati dalle acque e che pur tentando varie volte l’attraversamento nessuno è mai riuscito a risalire queste rapide, un rafting mortale oserei dire… La pericolosità della struttura lignea scricchiolante a strapiombo sulle acque in tempesta conferisce al brivido e la forte emozione che non può on lasciare di stucco. Ho documentato il tutto con un’ampia galleria fotografica.

Sarà oggetto di un altro viaggio questo Yunnan mistico, ma la prossima volta esplorerò la parte Sud, magari quando tornerà a trovarmi Donato 😉

Altro girone, altra corsa: in occasione della nazionale festività cinese中秋节 Zhōngqiūjié , festa di “Mezz’autunno” o “Festa della Luna” 30 settembre scapperò  dalla Cina all’esplorazione di un’altra perla dell’oriente: Bangkok.

Alla prossima

Galleria Fotografica

😉


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