Manila 30-1-2-3/IV/2014

马尼拉2014430-1-2-3

Il nuovo si mesce col vecchio, l’intatto con le realtà frammentate, l’opaco del legno scottato al solleone con il vetro dei nuovi grattacieli

Manila (27)

Partecipare ad una competition nel mio lavoro è come dedicarsi appieno ad essa, armonizzare le tue abitudini in funzione di essa e amministrare tutte le tue risorse in modo da affrontarla nel migliore dei modi e nel più idoneo umore possibile. Con il mio team work abbiamo appena consegnato 5 tavole A0 e un portfolio ben organizzato circa un progetto di un super CBD (distretto economico) in Shenzhen nella zona vicina al mio studio Shenzhen Bay. Sono stato tanto occupato che non avevo nemmeno la possibilità di organizzare i pensieri per continuare il mio diario di viaggio.

Tanto preso dalla competition che prendendo il taxi dallo studio fino a Shenzhen Bay per attraversare la frontiera, cercando di comprare un biglietto per arrivare all’aeroporto di Hong Kong e mettendomi in fila alla dogana, che non realizzo di aver lasciato il trolley nel taxi e che addirittura avevo dimenticato di prendere la ricevuta una volta sceso dal taxi. Ovviamente la folle corsa verso lo spazio taxi era vana, ma fortunatamente ho trovato dei giovani poliziotti che mi hanno aiutato e sono stati molto cordiali da mettermi in comunicazione con la centrale. Insomma avevo dato per dispersa la valigia ma Chiara (苏陈雷), la nuova entrata dello studio UNIT (ragazza cinese, biologa, con la passione per l’architettura) è riuscita a rintracciare il tassista dello Hunan che mi aveva portato e a farsi riportare il mio trolley nero. Mi hanno detto che viaggio come ricco perché non avevo valigia ed effettivamente mai mi era successo… ho dovuto ricomprare tutto a Manila, dalla biancheria intima, alle magliette, ai pantaloni allo spazzolino da denti.

Perché andare a Manila? Perché la seconda volta nelle Filippine deve essere Manila? A questa domanda si risponde con un’analoga domanda: Perché NON conoscere Manila?

Ammetto di essere partito prevenuto, anche nella mia mente si stava instaurando il pensiero di una Manila priva di interesse, inutile da visitare e estremamente pericolosa. Non smentisco l’ultimo aggettivo ma posso assicurare che un weekend largo passato nella vibrante metropoli mi ha fatto riconsiderare questa città.

Il nostro albergo era situato dentro le mura storiche, nell’affascinante quanto contraddittoria area di Intramuros. Anche qui come in tutta l’Asia che ho conosciuto corrono senza sosta innumerevoli cavi neri per la corrente che in questa città si appoggiano su murature antiche, vestigia di un lontano splendore ispanico.

Manila è il totale caos armonizzato dai colori, una cattedrale antica di fronte al nuovo bordello, odori pungenti, centri commerciali lussuosi e discoteche alla moda. È difficile definirla anche solo menzionando tre aggettivi, Manila è qualcosa che si definisce solo con l’esperienza. Ho visto la povertà più assoluta di fronte al lusso, bambini scalzi e a volte addirittura senza nessun indumento dormire per strada in angoli sudici di strada illuminati dai neon delle vetrine di Gucci, Dior e Cartier. Portali lignei antichi e vegetazione lussureggiante.

È la fusione camaleontica e anche un po’ kitsch delle influenze mudejar, cinesi, malay, americane e arabe. Sulla parte storica non mi dilungo molto perché già precedentemente per Palawan è stato scritto un excursus abbastanza esauriente. A Manila, Lungsod ng Maynilà, c’è la prima Chinatown del mondo, il cui fulcro centrale è senza dubbio alcuno la stretta Ongpin Street, intasata di negozi d’oro e bigiotteria. Manila era conosciuta ai tempi della dinastia Ming come “東都” Dongdu ovvero capitale dell’est.  Venne invasa dal Sultano dei Brunei Bolkiah che la ribattezzò come كوتاسلودونڠ(Kota Saludong) o più semplicemente Maynilà. A seguito della colonizzazione ispanica le venne assegnato in  nome di  Nuevo Reino de Castilla. Manila-Acapulco divenne una delle rotte commerciali più importanti dell’impero iberico regalando alla città l’appellativo di “perla d’oriente”. Purtroppo numerose rivoluzioni, insurrezioni, dominazioni e bombardamenti hanno raso al suolo quasi tutte le meraviglie di questa metropoli che subito dopo la seconda guerra mondiale sta risanando le proprie ferite e si sta rinnovando ed espandendo.

È nel 1571 che il conquistador  Miguel López de Legazpi arriva direttamente dalla Nuova Spagna (Messico) e si stabilì a Manila nell’attuale area di Intramuros. L’argento trafugato dal Perù e dal Messico veniva scambiato con la seta pregiata cinese e le gemme indiane, così come le spezie, le olive e i vini; Manila rappresentava il punto baricentrico dell’intensa attività commerciale. Sono inquietanti le immagini a volo d’uccello che ritraggono una Manila sfigurata dai Bombardamenti, ma è sorprendete pensare come in realtà la città non abbia mai smesso di rinnovarsi e rigenerarsi.

Anche nella via più trafficata, inquinata e caotica è possibile trovare quello slancio culturale che cattura l’interesse della persona che la vuol comprendere e conoscere. Ricordo che per andare nel quartiere storico di Chinatown abbiam preso un rickshaw a pedali dalla zona del colorato e mastodontico monumento nazionale, e dopo aver attraversato un ponte in acciaio che tanto mi ha ricordato il ponte inglese di Amarapura, Myanmar, ci siamo tuffati nello stomaco trafficato della città. Ho dovuto indossare la sciarpa come maschera per non respirare quell’aria nauseabonda e non ho potuto non notare come molta poca gente portava sul viso una mascherina per le particelle tossiche. Siamo scesi in prossimità della famosa Basilica minore del Nazareno Nero, o semplicemente Chiesa di Quiapo, un edificio in stile Neo-Gotico dai colori pastello e sempre affollatissima di fedeli. In realtà la gente era talmente tanta che non ci siamo potuti neppure avvicinare alle entrate laterali e così optando per entrare dall’entrata principale, costeggiando la strada ci siamo imbattuti nella vibrante Plaza Miranda. Pare che nel 1971 vi fu un bombing per assaltare il partito liberale, 9 furono i morti e quasi 100 i feriti. Oggi questo fazzoletto di terra ospita uno dei mercati più variopinti di Manila, coacervo di colori e odori che si dirama dalle porte della Basilica ai tessuti interni dell’area fino a giungere alla poco distante moschea. Lateralmente alla grande arteria stradale, una serie di portici ospita una serie di bancarelle. Il caldo torrido induce ad entrare nei numerosi 7/11 con aria condizionata da centro commerciale Hongkonghino. Una bancarella in particolare ha attratto la mia attenzione; nel bancone erano presenti numerose carte di identità, patenti militari, dipartimento delle finanze, ospedale e sicurezza sociale, tutte avevano un nome ed una foto; che questo possa essere il luogo dove i pinoy in difficoltà decidano di cambiare identità? Ho chiesto se potevo fotografare il bancone e il padrone della baracca mi ha lasciato fare a patto che non fotografassi il suo viso. Schivando i superaffollati Jepneey e lasciandosi trasportare dal flusso delle persone si arriva alla piazza di stile europeo con la grande fontana e la chiesa in stile eclettico di Binondo. È di ritorno da quest’area che ho scoperto il lato più povero e malfamato di Manila, proprio mentre attraversavamo il ponte nella zona pedonale un bambino (che avrà avuto forse 13-14 anni) ci venne in contro completamente nudo per poi fermarsi a vedere le persone che setacciavano le acque luride del fiume alla ricerca di detriti commestibili o utilizzabili. La guida parlava del meraviglioso tramonto sul lungomare di Roxas Boulevard e quindi con un taxi rigorosamente con tassametro spento siamo giunti fino al lungo muretto ma l’aria lì era irrespirabile, un odore acre di cloaca misto a prodotti chimici della vicina base americana ci ha scacciato pochi minuti dopo. Ci siamo rifugiati in uno dei grandi centri commerciali della città per l’ennesimo facile shopping.

Intramuros è senza dubbio la parte più affascinante di Manila, la zona antica piena di edifici in pietra e portoni lignei intagliati, rovine a cielo aperto e locali ristrutturati in stile coloniale. La cattedrale di San Augustin completata nel 1586 è la più antica della città ed è un esempio importante di quello spirito di fusione culturale che caratterizza la cultura Pinoy. Molto interessante è il Monastero porticato adiacente con i suoi numerosi elementi lignei decorati, le sculture, gli affreschi e le grandi gallerie che fanno pensare a quelle case monastiche medievali europee. Entrando nella chiesa si ha un effetto di teatralità fortissimo, avanzando si capisce man mano che tutti i bassorilievi sulle volte, le sculture sulle pareti e sulla cupola in realtà non sono altro che trope l-oeil ovvero delle pure illusioni pittoriche (come la “galleria degli specchi” a Versailles o gli affreschi alle pareti delle ville Palladiane). Non si capisce più dove vi è una prospettiva o solamente un gioco di pennello, estremamente affascinante. Anche la cripta ha un suo fascino anche se è macabra la statua del Cristo che si erge a metà sala. A me ha sempre affascinato camminare per cimiteri e cripte, qui si capta una spiritualità e una potenza vitale che non è possibile trovare altrove. Passando per la Cattedrale di Manila (Bruciata, distrutta da terremoti, tifoni, bombardamenti e alla fine consacrata a Papa Giovanni Paolo II nel 1981) si arriva alla verde Piazza Roma, precedentemente chiamata piazza Maggiore, così chiamata in onore al primo cardinale filippino Rufino J. Santos nel Vaticano. Proseguendo abbiamo incontrato dei bambini che non erano interessati ai nostri soldi quanto al coconut milkshake che stavamo bevendo (altro esempio di povertà estrema). Un cancello in ferro battuto racchiude la zona più importante e nota di Intramuros ovvero Forte Santiago, che ora appare come una serie di giardini ben curati adatto per cerimonie ed eventi, rovine illuminate e vegetazione curata. La porta di Santiago è forse il monumento storico più importante della capitale Pinoy costruito nel 1571 dal Raja Solimano. Il sancta sanctorum del forte è senza dubbio la cella dove era stato tenuto prigioniero l’eroe nazionale José Rizal. Il museo è da vedere ed è interessante documentarsi su questa figura chiave per la politica Filippina.

A breve il diario di un viaggio breve ma intenso in Malesia

un saluto

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