Veneto-Garda 29-30-31-1-2/XII-I/2012-2013
威尼托大区-加尔达湖2012-2013年12-1月29-30-31-1-2日
“Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.”
da “La pioggia nel pineto” di Gabriele d’Annunzio
È stato come fare un passo nel frigorifero, ma un bellissimo passo devo dire. Ho concluso il 2012 e dato il benvenuto al 2013 nel nord Italia facendo zapping turistico tra Veneto e Garda.
Mi è stato regalato da parte del mio caro amico Donato un bellissimo tour dei posti più belli e suggestivi di queste terre.
Una passeggiata per il centro storico di Vicenza, lunghi minuti di contemplazione del bel panorama dal piazzale della Vittoria di Monte Berico, un rapido assaggio del famoso Baccalà alla vicentina e l’incontro, anche se dall’esterno, con la magnifica Basilica sono stati solo il principio di un viaggio breve ma intenso.
L’itinerario prevedeva diverse tappe, prima fra tutte Villa Capra, famosa con il nome “La Rotonda” commissionata dai fratelli Capra all’architetto veneto Palladio nel 1560. Oltre ad essere “Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco” a mio avviso rappresenta una delle massime opere architettoniche che siano state mai erette o pensate. Non è la forma a pianta centrale che colpisce, nemmeno lo stile classicheggiante delle forme, quello che rapisce lo sguardo è la collocazione rispetto al grande giardino che la circonda con l’ingresso alberato e quel verde dell’erba che tanto mi hanno ricordato il colore dei prati del Trinity College a Dublino. Il colore bianco candido e il tetto color terracotta la fanno apparire come un miraggio in un paesaggio idilliaco e onirico.
Poco distante un’altra perla dell’architettura: Villa Valmarana ai Nani che vanta al suo interno delle pitture stupende di Tiepolo caratterizzate dal forte uso del “Trompe-l’oeil” (Inganna l’occhio) e dei colori accesi e sgargianti.
Attraversando in macchina una suggestiva “Via del Prosecco” abitata in questo periodo da migliaia di vigneti secchi che colorano la valle con delle tinte gotico-lucenti siamo giunti a Maser (Treviso), dove troneggia per magnificenza un’altra villa palladiana: Villa Barbaro. Purtroppo siamo stati sfortunati a trovarla chiusa, avremmo ammirato le splendide pennellate del Veronese al suo interno ma la vista dall’esterno e dal giardino è stata comunque appagante.. Ci accontentiamo di Tiepolo in mancanza di Veronese xD…non mancherà occasione per tornarci un’altra volta.
Castel Brando è stata una scoperta unica. Arroccato su un pendio regna sovrano su tutta la cittadina di Cison di Valmarino. È esattamente situato nel cuore delle Colline del Prosecco a metà strada tra la laguna di Venezia e la neve delle Dolomiti. Attualmente il castello medievale ospita un elegante hotel e rappresenta uno dei massimi esempi di restauro volto ad una rifunzionalizzazione pienamente riuscita. Tutto contribuisce alla magia del “teletrasporto temporale”, le armature lucenti, la grande scalinata con velluto rosso, il museo delle armi, le prigioni adibite (che bisogna attraversare per giungere al ristorante), i merletti delle spesse mura, i soffitti alti e la grande sala da pranzo con tavolo ligneo con centinaia di stemmi reali dipinti (tutti caratterizzati dalla presenza di 9 scorpioni neri rappresentati la famiglia nobile Brandolini).
Dalle lande vicentine e trevigiane il 30 dicembre siam passati alla provincia veronese di Garda, situata sull’omonimo enorme lago. Abbiam passato la notte di capodanno e quella precedente in un villaggio turistico estivo, di fronte alle acque azzurre del lago, composto da un centinaio di Bungalow tutti interamente abitati da studenti universitari festaioli prevalentemente veneti. Non vivevo un’esperienza così dai tempi di Valle Giulia, della mia università (senza pensarci sono scivolati più di 2 anni…). Non è mancato il clima elettrizzante dell’attesa dell’anno nuovo e nemmeno fortunatamente i termosifoni che hanno garantito la vivibilità nella casa; l’appartamento relativamente piccolo abitato da 6/8 persone non si sarebbe mai scaldato abbastanza senza di essi. La notte di Capodanno credo di essermi messo addosso tutto quello che avevo portato nel borsone: due paia di pantaloni, maglia a maniche lunghe, camicia, maglione pesante, due calzini di lana e la stessa giacca che mi ha riscaldato nei gelidi Xi’An e Pechino. Impressionanti e suggestivi i fuochi artificiali sulle acque del lago che assieme a cocktail, musica assordante e immancabile cotechino con lenticchie han contribuito ad una buona riuscita di questo capodanno 2013.
Non credevo che le coste del lago di Garda potessero avere così tanti luoghi di interesse e posti unici. Come uno cristallo dai molteplici riflessi e numerose facce. Dal paese omonimo, Garda col suo bel lungolago attrezzato come una piazza lineare con chioschi di salumi, formaggi e prodotti tipici, Bardolino ben nota per la produzione del vino e con l’ampia ed elegante piazza Matteotti, si giunge nella provincia di Brescia con la città interamente sul lago di Sirmione. Una penisola che si protende per circa 4 km addentrandosi nelle cristalline acque del Garda, Sirmione è ben nota per il suo lucente passato medievale e romano di cui conserva ancora le terme di Catullo: adoro passeggiare nei siti archeologici, mi fornisce una spiritualità che è difficile trovare altrove e queste terme sono molto suggestive essendo completamente a picco sul blu cobalto del lago. Mi rimarrà sempre impresso l’intenso odore di rosmarino che aleggiava in tutti i viali e che ho conservato con diversi ramoscelli nella giacca da neve. Mi ha particolarmente colpito la maleducazione di una cameriera de “Il guelfo” un bar/ristorante di fronte al castello… la maleducazione colpisce ancor di più quando è gratuita ed inesplicabile.
Continuando con il versante lombardo siamo giunti all’enigmatica Salò. Ci ha accolto un centro cittadino completamente deserto per via delle passate feste, una notte limpida ma estremamente fredda, dal Duomo fino alla Porta dell’Orologio una bella mostra di “Salò in Luce” che illuminava con neon colorati tutto il rachide del nucleo storico in modo elegante e suggestivo.
Ultima tappa del tour è stata Gardone Riviera e più in particolare lo strano ed affascinante Vittoriale: ovvero la dimora del grande poeta Gabriele d’Annunzio. Il parco tutt’attorno la villa ed il museo è considerato uno dei più belli d’Italia: vi sono presenti una riproduzione della nave Puglia in scala reale (con museo in cambusa di modellini di navi famose della seconda guerra mondiale), un mausoleo in pietra circolare, un teatro all’aperto, limonaia e giardini privati, cascate, piazzette e sculture disseminate tra il verde smeraldo della vegetazione, il nocciola delle strade e il giallo ocra degli edifici che svettano con poesia. Si dice che il Vittoriale sia un “libro composto non da parole ma da pietre” ed in effetti ogni angolo, colore e materiale rispecchia il carattere e la sensibilità dell’artista. Immotus nec iners (Fermo ma non inerte), Memento Audēre Semper (Ricorda di osare sempre), Ardisco a non ordisco, Io ho quel che ho dato: sono solo alcuni dei molti motti dannunziani che accompagnano gradualmente nella sua maestosa e peculiare dimora/museo. Le stanze si presentano come uno sventagliare di tarocchi tutti diversi, pieni di dettagli e suppellettili, di ornamenti, simbologie, miti rivisitati in chiave personale. I richiami a Michelangelo, Dante, San Francesco e il mondo Orientale sono innumerevoli. Non ha viaggiato molto il poeta ma amava conservare “souvenirs” da ogni parte del mondo per imbellettare la propria casa e rafforzare ancor di più quel simbolismo che si sviluppò, specialmente negli ultimi anni di vita, nella semi-oscurità per via della perdita dell’occhio e la conseguente fotosensibilità. La penombra e le luci puntuali sono studiate nei minimi particolari, la Stanza del Lebbroso è una delle camere più simboliche: il letto ha l’ossatura di una culla ma le sembianze di una bara, sarebbe stata la sua camera mortuaria, con una statua a grandezza naturale di San Sebastiano trafitto dai dardi e adagiati sui tre gradini che lo innalzano come fosse un podio di un tempio greco, due pelli di giaguaro con tanto di testa e zanne. Colpisce notevolmente la differenza dei vari ambienti, il diverso stile e la diversa sontuosità, dalla cucina tipica delle case di campagna, ampia, spaziosa, di colore azzurro tenue, al salone degli Ospiti poco graditi (dove fece attendere Mussolini per ben 2 ore), al salone accogliente degli ospiti graditi (l’ospite è sacro quindi la stanza è una Sagrestia), al bagno color lapislazzuli con gli arredi che galleggiano in uno spazio voluttuoso pregno di libri, pelli e statue. Lo studio privato aveva delle porte inferiori a 1.65 metri così da far inchinare ogni persona davanti agli occhi del poeta che silente scriveva sulle due scrivanie di legno circondato dai manoscritti antichi e da un busto marmoreo di Eleonora Duse (una delle tante amanti) coperto da un velo di seta per non distrarlo.
È impossibile non sentirsi toccati e coinvolti dalla casa, come sentirsi eccitati per la scoperta ma non pienamente a proprio agio ed è proprio così che gli ospiti dovevano sentirsi nella brillante sala da pranzo, con finestre oscurate dal madreperla, pareti smaltate di rosso scarlatto e motivi liberty, un elegante tavolo ligneo lucente con a capotavola una tartaruga terrestre a grandezza naturale: quella era veramente la sua tartaruga che un giorno morì per aver mangiato troppi tuberi di rose, il poeta conservò il carapace e ne ricostruì il corpo in bronzo posizionandola in quella stanza come “Memento mori” (ricordati che devi morire) se si esagera col cibo.
Ho lasciato queste terre con una lieve pioggia che tanto mi suggerisce i seguenti versi della Pioggia Nel Pineto del grande poeta:
…E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.”
Tra poco più di 24 ore sarò già in volo per la Cina. Lascio l’Italia con il sapore amaro questa volta di non poter stare accanto alla mia famiglia in momenti così importanti.
Lascio i miei amici e il calore che solo qui posso provare
Lascio per tornare un giorno, spero molto vicino.
Shenzhen, sto arrivando
alla prossima
😉
Buon 2013!
P.S. Attendo l’accompagnamento di una veneziana per assaporare al meglio la Serenissima…
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