Nanjing 28-29-30/VI/2013
南京 2013年6月28-29-30日
“Utilità, economia, e se le condizioni lo permettono, bellezza” Slogan coniato da Mao Ze Dong per l’architettura rossa
La città antica di Nanjing come tutte le capitali possedeva grandi mura che oggi, contrariamente all’intervento Pechinese di “denaturalizzazione del patrimonio, restauro veloce e poco curato” (a seguito dell’appello che Deng Xiaoping aveva lanciato nel 1980 “amate il paese, ricostruite la Grande Muraglia”), conservano la loro posizione originale e che il tempo poi ha frammentato e amalgamato alla natura.
La zona a oriente delle centro subito fuori le mura è una vastissima area montuosa, un polmone verde chiamato poeticamente “la montagna di porpora” o anche “Area panoramica del Monte Zijin”. Quivi sono sparsi in una lussureggiante e densa vegetazione i monumenti storici che rendono “La capitale del Sud” conosciuta in tutta la Cina. Dei simpatici veicoli elettrici aiutano i turisti a percorrere i vari kilometrici viali alberati; la persona che conduceva il nostro era una donna spericolata che in curva accelerava e prendeva ogni dosso ad una velocità improponibile.
Abbiamo visitato la tomba Ming Xiaoling in cui giace l’unico imperatore Ming sepolto fuori dalla Capitale del Nord (Beijing): Zhu Yuanzhuang. Si arriva al mausoleo percorrendo un viale di quasi 700 metri abitato da grandi statue in pietra ritraenti elefanti, leoni, cammelli e due animali della mitologia classica cinese, il Qílín 麒麟 (il cui corpo è coperto di scaglie come un serpente, coda di mucca, zoccoli di cervo e un corno in testa) e il xie zhi 獬豸con unicorno e criniera al vento. Tutte le figure animali e zoomorfe, in sequenza sdraiate, sedute e rette servivano per proteggere dagli spiriti maligni, che secondo la tradizione preferiscono percorrere linee rette e dirette. Mi è piaciuta molto l’esplorazione di questa tomba perché differentemente dall’esagerato restauro pechinese conserva i colori originali e in alcuni punti la vegetazione se ne impossessa creando passaggi romantici (nell’accezione letteraria del termine).Nella parte finale del percorso alberato un gigantesco padiglione dai colori accesi sancisce il santa sanctorum dell’area e al suo interno è stato allestito un interessante museo fotografico di tutte le zone più sacre della Cina.
Altro monumento simbolo della città di Nanjing è quello dedicato a Sun Yatsen, “il padre della Cina moderna” come i cinesi amano definirlo. La tomba vera e propria si colloca sopra una scalinata di 392 gradini dalla quale si gode di una bellissima vista caratterizzata dal verde smeraldo della vegetazione, il blu acceso delle maioliche dei tetti del tempio, il bianco candido del marmo di costruzione e la foschia della città che con gli edifici moderni di vetro e acciaio si staglia all’orizzonte. Il tramonto si avvicinava e l’alta pagoda di Linggu era un ottimo pretesto per ammirare il magico panorama; una struttura ottagonale di nove piani alta 60 metri e terminata solo nel 1933. In questa area di notevole interessa è presente anche il famoso “Tempio senza travi” 无亮点 così chiamato perché interamente realizzato in mattoni senza l’ausilio del legno (ora ospita una grande vetrina di statue di cera di scala umana che ritraggono le varie epoche cinesi…assai grottescamente).
Nanjing è servita da due efficienti metro e stanno per inaugurare anche la terza. Sfruttando la linea rossa siamo arrivati fino a Jianye per poter visitare il “Nanjing olympic sport centre” 南京奥体中心体育场 edificio dalla forma avvenieristica e di colore rosso scarlatto che servirà per le olimpiadi giovanili del 2014 ma che sfortunatamente era blindato da inferriate e muri di cemento; lo abbiamo intra-visto.
Una passeggiata notturna di ritorno dalle visite turistiche ha portato me e Gemma nella zona “più in” tra i giovani di Nanjing, 鼓楼 gulou, dove si susseguono pub, locali notturni, sale da tè, ristoranti e forse per assonanza con la bella Beijing, abbiamo mangiato nel ristorante pechinese più buono e conosciuto della città, e ovviamente ho fatto provare a Gemma l’anatra laccata o come dicono i cinesi 烤鸭 kaoya.
Pare che Nanjing sia l’unica città in Cina in cui la segnalazione VERDE nei taxi vuol dire “occupato” e ROSSO “libero”…capendo finalmente la dinamica abbiam fermato un tassista; fortunatamente qui nel Jiangsu non sono arroganti come a Hong Kong anzi sono abbastanza amichevoli…piccolo problema: non riusciva a leggere il biglietto da visita dell’hotel dal carattere leggibilissimo e grande…come l’oscuro cartello di “Blind massage”(che ora ho scoperto essere un massaggio effettuato da persone non vedenti) che abbiam visto lungo una via nella zona notturna, abbiam trovato anche un “blind taxi”.
Di ritorno a Shanghai in treno super-rapido non è passata inosservata, nel paesaggio che svettava a 280 km/h fuori dal finestrino, una bizzarra centrale nucleare (che tanto mi ricordava quella dei Simpson a Springfield) il cui tronco di cono rovesciato di cemento armato era stato dipinto di azzurro con disegnate le candide nuvole di un cielo idilliaco, in pieno contrasto con il bianco/grigio che ormai caratterizza in blocco lo spazio aereo del centro-nord della Cina.
Alla prossima avventura
Singapore arrivo!
😉
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