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2 – INTERVISTA A LUCA
D’AMORE
Gentile autore, grazie per la disponibilità
dimostrata verso di noi. Speriamo che questa intervista serva prima di tutto a
lei e al suo lavoro affinché possa essere sempre più conosciuto e apprezzato; e,
in secondo luogo, ci auguriamo che serva anche a noi, per confrontarci con nuove
esperienze culturali, anche diverse dalla nostra realtà territoriale.
Il Circolo Pier Paolo Pasolini di
Padova
1. Salve gentile autore, ci
presenti a grandi linee la sua attività culturale e il ruolo che essa copre
nella sua vita.
La mia attività culturale, se così è
lecito definirla, consiste nello scrivere della mia anima, nel porre le parole
vessillo dell’interiorità per esporla alla sensibilità delle persone e non solo
all’interesse delle menti più direttamente coinvolte. Scrivo perché è qualcosa
che non riesco a controllare, un fluido che fuoriesce sanguinando dalle mie
sinapsi come miele sulla pietra. Tra non molto avrò una laurea in Architettura,
aspetto della mia vita fortemente caratterizzante in quanto capace anch’esso di
alimentare quel fuoco di passioni che arde continuamente nel mio
animo.
2. Chi è per lei
l”intellettuale”, se c’è oggi e che ruolo ha o deve avere nella
società?
Nella nostra società l’intellettuale è la
persona che decreta scegliendo modelli di pensiero, non senza adattare questi
alla situazione circostanziale in cui ci troviamo immersi. Non è una persona
distinta nel senso fisico ma si amalgama all’”apeiron” delle vicissitudini
inducendo consigli e chiarimenti in modo indiretto tramite magari una
manifestazione d’arte, un testo musicale, un film, un
happening.
3. Impressioni in generale
dell’ultimo libro o scritto o letto.
L’ultimo libro
che ho letto è stato “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn, libro avvincente
con forte carica emotiva che a mio avviso ha la capacità di scandagliare i
problemi, le curiosità e le paure della tenera e fragile età della adolescenza.
L’ultimo libro scritto è “Spesso smorfie, mute” che verrà pubblicato verso
dicembre/gennaio 2011 da Il Filo editore e che concentra in 200 pagine di versi,
emozioni, delusioni, traguardi, amori e molto altro ancora. Ad accentuare la
poliedricità dell’ultima silloge vi è la presenza prorompente della lingua
spagnola che irradia le pagine riscaldando il lettore con la sua musicale
sensualità.
4. L’intellettuale o
gli’Intellettuali ai quali si ispira nella sua attività e
vita.
Non c’è nessuno francamente che porrei come
guida intellettuale nella società d’oggi, o almeno nessuno che io ben
conosca.
5. Il libro che avrebbe voluto
scrivere.
Questa è una domanda alla quale posso
rispondere ciecamente: “Les fleurs du mal” di Baudelaire.
È il mio libro
preferito e la sua capacità compositiva, onirica e sensuale non ha
paragoni.
6. Due parole sulla musica che
la accompagna nei viaggi, e su quella che usa come sottofondo per
scrivere.
Per scrivere adoro Federico Einaudi, ho
scritto moltissimo ascoltando le sue mani leggere che accarezzano il piano con
soave maestria. Bjork anche è un buon sottofondo musicale per poter secernere
versi, è eclettica, poliedrica, come uno specchio incrinato, non rivolge mai lo
stesso riflesso, è sempre una nuova vibrante
percezione.
7. L’opera d’arte che vorrebbe
ammirare sempre in salotto.
Sicuramente la “Zattera
della Medusa” di Géricault per la carica emotiva che mi trasmette ogni volta che
accarezzo con lo sguardo l’epidermide esterna della tela, ogni volta che
immagino la mia vita come una zattera alla deriva, una lotta verso un miraggio,
un cielo tempestoso, un mare impetuoso , la lotta e la salvazione. In ogni caso
non mi dispiacerebbe affatto poter ammirare un Goya nel periodo oscuro ogni
volta che vado a pranzo!
8. Proponga una “Cura” per la
situazione odierna della Cultura.
Non esiste una
cura, non siamo malati, siamo solo non consapevoli di essere permeati dalla
cultura a 360°, ogni volta che ascoltiamo una nuova melodia, ogni volta che
sentiamo un nuovo odore, una nuova paura, tutto è bagaglio culturale, empirico,
dobbiamo solo cercare di chiuderlo ben ermetico per non lasciar fuori i nostri
tesori esposti ai venti della dimenticanza.
9. Due parole per quei giovani
che volessero intraprendere la sua strada.
È
difficile superare il blocco emotivo della consapevolezza che tutti possiamo
esprimere le nostre emozioni, in questo caso in versi. È come se per me ci
fossero sempre state tutte le cose che ho scritto in questi anni e che solo con
dedizione, con gli strumenti giusti fossero state estratte dalla mia
mente.
10. Ci lasci con un suo
pensiero.
Vi lascio con una mia poesia alla quale
sono molto affezionato, che mi provoca profonde emozioni ogni volta che la leggo
e che espongo come emblema della mia poetica.
Vi ringrazio
dell’intervista.
Della zattera del Géricault al
tramonto
Impietosamente manifesto
Quel mio volerti
uccidere
E tra le braccia stringere i tuoi seni
Come macabro
trofeo
Di un’inebriante follia traversa.
E sotto ipnosi
osservo il Saturno di Goya.
Scacco matto contro il mio
avversario
Solo, costringe il fato a stendersi a terra
Mentre
preferisco pedinare l’ombra
D’un clown in preda ad una crisi di
nervi
Nel quadro storto in cui mi hai dipinto
Tratti orsono, due
lune più in là.
Sono un sorriso enigmatico,
L’affilata
lama di Giuditta,
Uno, nessuno,
Golconda.
Scrivo
Perché è un patto di sangue a legarmi a
te.
[Perché la poesia è una scure sopra la
testa]
Temo i tuoi artigli come amica
Quando con un
Bacio avveleni il mio animo.
Sospiro
escatologico.
Scrivo
Perché ogni mia parola
È una
lametta che fatica ad uscire dalla gola.
Un mare in
tempesta
Nulla all’orizzonte
tranne La zattera della
Medusa…
Contenuta in “Alibi inversi” Il Filo 2008
Distinti
saluti
L’autore
Luca D’Amore
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