The gaze of the City – Lo sguardo della Città
Il progetto “The gaze of the city” ambisce a individuare una soluzione chiara ed efficiente per riorganizzare il quartiere “Yangtze River” in Hangzhou, a 160 km da Shanghai, sia tenendo presente gli elementi classici dell’architettura cinese, sia soddisfacendo quell’innata predisposizione all’utilizzo di elementi classici liberamente reinterpretati che sembra, a seguito di un’accurata analisi del panorama architettonico contemporaneo asiatico, caratterizzare l’atteggiamento progettuale.
Data la vicinanza alla grande stazione, che costituisce un importante punto nevralgico nella mobilità della Cina orientale, il progetto ha lo scopo di riconnettere il tessuto adiacente a quello del nucleo storico della città di Hangzhou, situato in prossimità del West Lake. La stazione attualmente rappresenta una barriera, una cesura netta nel tessuto urbano che divide e settorializza il territorio nel suo insieme.
Il progetto si sviluppa in 16 torri alte 100 metri lineari il cui sedime disegna piazze, spazi verdi differenziati, aree gioco per bambini, strade a viabilità esclusivamente pedonale/ciclistica e parcheggi sotterranei. Vengono ripresi alcuni degli elementi che caratterizzano la poetica cinese del costruire (in particolare gli spazi verdi) come i ponti e con essi le connessioni orizzontali che vengono reinterpretate per mettere in comunicazione non solamente le torri, ma anche i singoli uffici presenti negli edifici così da creare uno spazio specialmente adatto a piccole/medie imprese.
Organizzando il tutto in una pianta a base quadrata lo spazio interno abitabile della torre si divide in un 60% di uffici, 30% di residenze (duplex e simplex) e il restante occupato dalla collocazione di altre attività quali: un ristorante panoramico , una caffetteria e un iter espositivo (situato esattamente in prossimità delle connessioni orizzontali).
L’edificio consta di un nucleo forte in cemento armato di spessore 70 centimetri, un piedistallo che sostiene il peso di tutto l’edificio che si sviluppa dal sesto piano in su, dove in copertura è pensato un giardino di ispirazione cinese con tutte le sue peculiari sfaccettature: carattere chiuso, con un piccolo specchio d’acqua, pareti irregolari, i portali dalle forme antropomorfe e naturali, i ponti zigzaganti,i cambi di pavimentazione e le sculture di pietra.
La torre possiede una facciata doppia pelle. La più esterna è interamente composta da un sistema tubolare di profilati saldati in unità montabili in cantiere sagomati ad “esagono” (decorazione tipica delle pavimentazioni e pareti tradizionali cinesi) che, alternando in maniera apparentemente casuale tessuti metallici microforati a differente densità e colore, crea un effetto Pixelato e impattante nel tessuto urbano. La pelle più interna è composta dal 70% da vetri serigrafati 6-12-6 che permettono un buon isolamento termico, e dall’aggancio della struttura della parete più esterna composta da montanti e traversi e ai quali si poggiano le passerelle atte alla manutenzione. Alcuni vetri, qualora non fosse previsto un differente metodo di oscuramento, posseggono un gas che allo stato normale orienta le molecole in maniera casuale assumendo un aspetto opalino ma se eccitato le allinea garantendo una visibilità personalizzabile.
Strutturalmente l’edificio si caratterizza da un sistema di travi reticolari Warren che estendendosi a tutt’altezza nel sesto e nell’ultimo piano, sopporta tutti i carichi del solaio e delle pareti perimetrali scaricandoli direttamente nel nucleo delle comunicazioni verticali.
(Luca D’Amore, classe 1986, si è laureato il 25 gennaio 2011 in Architettura (Classe N.4S e Ingegneria civile) presso l’Università La Sapienza, Roma, con la votazione di 110/110)
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