Roma 20-30/IX/2014

罗马2014年9月20-30

Evernote Camera Roll 20140610 154811

 

L’uomo, è un’anima ed ha, possiede un corpo. Il corpo non è  l’uomo, è solo la sua veste. Ciò che si dice “morte”, è il deporre un vestito logoro, ma non implica la fine dell’uomo più di quanto l’implichi il deporre il cappotto.

Charles Webster Leadbeater (1847-1934)

 

 

 

 

 

E’ una settimana e un giorno che è venuto a mancare mio papà. Il male di cui era vittima, maledetto cancro, l’ha portato via lentamente ma inesorabile. Seppur vivendo a migliaia di kilometri di distanza ero comunque abbastanza aggiornato sulle vicissitudini, ma in questo ultimo anno tutto è cambiato repentinamente come la palla di neve che rotola generando una valanga. Dalla Cina sono tornato a giugno per 10 giorni, ad agosto per 25 giorni e a settembre per altri 10 giorni; non è solo il quadro clinico che peggiorava drasticamente, l’impossibilità di proseguire una chemioterapia che non apportava più nessuna speranza, ma lo sguardo di mia mamma sempre più addolorato e papà che giorno dopo giorno cercava di digerire l’idea dell’ineluttabile fine.

Ho avuto un vero e proprio shock vedendo la sinistra involuzione: dal camminare affaticandosi, al deambulare con estrema difficoltà, dal non  camminare affatto all’avere il fiatone per qualsiasi piccola azione.

Purtroppo pur avendocela messa tutta a rispondere il più repentinamente possibile al volere di mio papà, quello di vedere tutti i figli per l’ultima volta, non sono riuscito ad arrivare in tempo per salutarlo. Credo che questo sia il mio dispiacere più grande perché malgrado mio papà fosse molto orgoglioso di me e della mia vita, io come figlio non credo di avergli dato mai tutto l’amore che meritasse. Confesso di aver trattenuto per me molte occasioni per esprimere la mia più totale gratitudine per questo uomo e non so nemmeno se l’arcano motivo riguardi una gelosia dei sentimenti che provo, un orgoglio nel tenere per me effusioni e affetto o semplicemente periodi di freddezza che mi fanno apparire insensibile.

Ora più che mai la mia casa mi sembra più vuota senza papà, piccoli gesti e momenti mi ricordano una familiare routine che ora mi sembra al tempo stesso estremamente accogliente e calorosa. Il mio nipotino Vittorio ha chiesto al papà per quale motivo il nonno fosse salito al cielo a 66 anni e la bisnonna non vi fosse ancora andata malgrado i 99 anni suonati; senza essere aspro di sentimenti penso che questo bambino prodigio di 5 anni abbia esplicitato un pensiero collettivo.

Papà è morto esattamente come avrebbe voluto morire dopo aver affrontato con grinta la malattia: senza dolore e amato da tutti. Mi hanno raccontato che la mia famiglia (quella stretta, desiderata) gli è stata vicina fino all’ultimo respiro, ed io proprio in quel momento con un fuso orario di 7 ore ero a Hong Kong appena imbarcato in un aereo prenotato il giorno prima. Mi consola il pensiero che io e papà ci siamo incontrati in alta quota, in volo, perché può solo che essere lì, in paradiso un uomo come lui.

Il funerale è stato commovente, ma non la commozione straziante che arreca singulti in gola e lacrime amare; il funerale di papà è stato una festa. È stato concelebrato da sei preti, due vescovi, tre diaconi e numerosi ministri straordinari, l’associazione di volontariato per l’assistenza al malato U.N.I.T.A.L.S.I. gli ha offerto il picchetto d’onore durante tutta la celebrazione; la cattedrale di La Storta era interamente gremita dalle persone che lo amavano, addirittura sono stati attivati i microfoni esterni per permettere alle persone che non avevano trovato posto all’interno di seguire la celebrazione. Mio fratello Fausto ha arrecato commozione e gioia leggendo al termine della messa questa poesia attribuita a Sant’Agostino:

La morte non è niente. 
Sono solamente passato dall’altra parte: 
è come fossi nascosto nella stanza accanto. 
Io sono sempre io e tu sei sempre tu. 
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. 
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; 
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. 
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. 
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, 
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano 
quando eravamo insieme. 
Prega, sorridi, pensami! 
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: 
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. 
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: 
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. 
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? 
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo
Rassicurati, va tutto bene. 
Ritroverai il mio cuore, 
ne ritroverai la tenerezza purificata. 
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: 
il tuo sorriso è la mia pace. 

Saranno le gocce di tranquillante prese poco prima, o il fatto di essere scappato dal retro della chiesa subito dopo la chiusura della celebrazione, evitando il 70% delle condoglianze, ma il mio animo quel giorno 22 di settembre era sereno, ero felice all’idea che mio papà avesse smesso di soffrire per quella situazione, perché essere lucido per tutto il decorso di una malattia devastante come quella è un vero strazio, forse anche più forte del malessere fisico.

Mi ha addolorato accompagnare il feretro di papà al cimitero e lasciarlo nel magazzino in attesa del nostro turno per la cremazione; le persone che hanno ritirato la bara di papà erano vestiti da netturbini (perché l’ente che predispone il corpo alla cremazione è lo stesso per le imprese di pulizia delle strade…) ed hanno scritto davanti agli occhi di mia mamma in lacrime con un pennarello indelebile il nome di papà sulla bara.

Papà pur avendo i suoi difetti come tutti, eccelleva nei suoi pregi e tutti ne erano a conoscenza. Veniva rispettato dovunque, in qualsiasi ambito e l’articolo che gli hanno dedicato sul sito internet della sua parrocchia ne è un chiaro esempio:

http://www.sacricuorilastorta.org/vita-parrocchiale/caritas-e-servizio/ministri-straordinari-eucarestia/

Ordinando le “cose di papà” abbiamo ricercato a lungo una USB di cui mi aveva parlato un mese fa quando era a letto con l’ossigeno sempre collegato. In questa pen-drive lui ha classificato ogni piccola informazione che gestiva sempre e solo con il suo computer; ha pensato alla soluzione di numerosi problemi che sarebbero sorti nel momento postumo al trapasso, ha previsto alcune situazioni future…e noi che eravamo propensi a pensare a un papà solamente indaffarato nelle partite di burraco online, nel cercare offerte con le aste online, nel trovare le combinazioni più convenienti di voli intercontinentali..

Mia mamma è forte; ha dimostrato una robustezza senza pari imparando a gestire le dicotomie dispiacere e determinazione, amore e ineluttabilità. È un ramo che non si spezza, che ha resistito a strattoni, tifoni e che continuerà a germogliare come sempre. Gli infermieri per l’assistenza ai malati terminali rimanevano sbalorditi da come lei, sola, affrontasse le medicazioni dei tessuti che avevano iniziato a spezzarsi e deteriorarsi, la somministrazione degli infiniti medicinali in maniera puntuale e matematica; riusciva a far muovere papà, a farlo sorridere, a farlo mangiare, a consolarlo e soprattutto a stargli accanto come se il loro amore non avesse 43 anni, ma fosse giovane, brioso e dolce come una storia nel loro profondo parossismo.

È aiutando mamma a “svuotare” l’armadio che mi sono reso conto di quanto possa essere profonda la sfera del lutto; un qualsiasi oggetto ha la potenza di connettersi con i ricordi e stimolare numerosi sguardi umidi. Quando mamma era alla ricerca di una informazione per accedere al sito internet delle pensioni, mettendo a posto un giaccone di papà caduto per sbaglio, ha tastato qualcosa nella tasca che pensava fosse denaro e che in realtà si è rivelato essere un biglietto di carta con su scritto Nuovo Pin Pensione. Sarà giusto catalogare questi episodi come semplice casualità? Forse non molto.

 

Avrei tante altre cose da raccontare nel blog, che un po’ il lavoro e un po’ l’ultimo periodo denso di vicissitudini, mi hanno impedito di aggiornarlo. Trovo giusto e doveroso dedicare un articolo intero in onore di quella figura paterna che prematuramente mi è stata strappata via. Dicono che la morte sia solo un “deporre il cappotto”, un ricongiungersi ad un’altra dimensione, più piena e più serena; senza entrare nella sfera religiosa e prescindendo da ogni credo sono fermamente convinto che papà continuerà ad aiutarmi, poggiando silenziosamente la mano sulla mia spalla e consigliandomi con attenzione e caparbietà com’era solito fare.

 

Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino, anche per un rapido pensiero.


0 Risposte to “Non sei lontano, sei dall’altra parte, proprio dietro l’angolo: ciao papà”



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