El Nido, Filippine 31-1-2-3-4-5/II/2014
愛妮島, 菲律宾2014年2月31-1-2-3-4-5日
“Mabuhay ang Pilipinas! Mabuhay ang Republika!” “Lunga vita alle Filippine! lunga vita alla Repubblica!”
Si è concluso ufficialmente il periodo di vacanza dell’anno nuovo cinese, quello del cavallo, con la famosa Festa delle Lanterne 上元节 che si basa, come del resto il calendario cinese classico, sulle fasi lunari e coincide esattamente con il quindicesimo giorno della prima luna piena dell’anno nuovo lunare. Tipico di questa festa è far volare lanterne (猜灯谜 cāidēngmí) di carta leggera con candele all’interno, giocare a risolvere enigmi con i caratteri cinesi classici e mangiare delle polpette di riso glutinoso chiamate 汤圆 tāngyuán e godere di un buon pranzo familiare. Nel 2013 questa festività cadde nel giorno 23 febbraio ma quest’anno ha voluto che la festa coincidesse con il celeberrimo giorno degli innamorati. Secondo la dottrina Taoista questo giorno rappresenta una data ufficiale nel cielo, durante la quale si gode lo splendore e la gioia degli oggetti nel cielo, dove la volta celeste intera dovrebbe essere completamente ricoperta da migliaia di lanterne colorate.
Il 2013 è stato l’anno della Cambogia e del Vietnam, quest’anno abbiamo optato per una meta assolata e calda in pieno contrasto con questo inusuale e gelido inverno che continua a raffreddare Shenzhen (6 gradi centigradi ma con sensazione termica di 2 gradi…). Le Filippine rappresentavano l’ideale viaggio ma mentre all’inizio si era scelto l’isola di Boracay (caratterizzata da spiagge kilometriche bianchissime, fondali meravigliosi e tanta vita notturna) all’ultimo su consiglio di una collega abbiamo scelto di esplorare El Nido, la parte nord della grande isola di Palawan, indicata da molte guide turistiche come “La più bella di tutte le Filippine e una tra le più belle al mondo”.
Prima di rivivere il viaggio è opportuno fornire una delucidazione storica del paese.
Prima della colonizzazione da parte del mondo occidentale le isole che compongono lo stato delle Filippine già nel 100-200 DC erano già frequentate da mercanti provenienti dalla Cina, Malesia, India, Vietnam, Giappone, Tailandia, Cambogia e Giappone. Si fusero e confusero le lingue creando vari dialetti che ancora ai nostri giorni vengono preservati parallelamente alla lingua ufficialmente parlata.
Le 7107 isole Filippine sono state scoperte dal mondo occidentale nel 16esimo secolo da parte del Conquistador portoghese Ferdinando Magellano (1521) che approdando nell’isola di Samar volle piantare direttamente la bandiera spagnola. Il periodo sanguinoso della colonizzazione, come in altre parti del mondo, è stato devastante per le popolazioni autoctone. A seguito di una ribellione condotta dal capo filippino Lapu Lapu il conquistador venne ucciso nell’isola di Cebu. Quasi 40 anni dopo fu la volta di Miguel Lopez de Legazpi che nel 1565 volle ritentare la conquista stabilendo in maniera drastica l’obbedienza assoluta alle leggi ufficiali della corona ispanica: in meno di dieci anni la Spagna riuscì ad avere il pieno controllo di tutto il territorio filippino. Venne inaugurata una tratta commerciale che connetteva direttamente la città messicana di Acapulco ( allora Reino de Nueva España) con le isole filippine. Vennero chiamate Filippine in onore al re Spagnolo Filippo II e precedentemente venivano chiamate “Islas del Poniente” ovvero “Isole del Ponente”. La città di Manila divenne la “Perla d’oriente” e vi stabilirono la capitale della colonia spagnola. La conquista spagnola dovette scontrarsi con la forte presenza in alcune isole degli integralisti islamici guidati dal Rajah Sulayman. Dalla commistione di cultura spagnola, cinese e filippina venne creandosi una classe chiamata Ilustrados (illuminati) che cominciò a provocare le prime scintille di una rivolta popolare; tra questi spicca la figura del poliedrico José Rizal che venne brutalmente ucciso nel 1896 trasformandosi in un eroe nazionale molto amato. Furono gli slogans ad emergere prima silenziosamente e poi con più fermezza. Mabuhay ang Pilipinas! (Lunga vita alle Filippine!). Dopo quasi 20 mesi di lotta sanguinosa il despota spagnolo Emilio Aguinaldo che gli spagnoli misero al governo fu mandato in esilio a Hong Kong.
La Spagna era in declino e proprio in questo periodo scoppia la guerra con l’America che costringe la corona spagnola nel trattato di Parigi del 1898 prima a perdere il territorio di Cuba e successivamente a cedere per 20milioni di dollari, Filippine, Guam e Puerto Rico. Il comandante George Dewey cercando erroneamente il supporto della popolazione filippina decide di ripristinare al governo l’esiliato Emilio Aguinaldo, proclamarlo primo presidente della Prima Repubblica Filippina, firmando ufficialmente l’indipendenza in Cavite il 12 giugno 1898. Il presidente americano William J McKinley affermò che i filippini non erano idonei per instaurare un governo autonomo e che vigeva la necessità di impossessarsi delle isole e civilizzarle. I filippini non tollerarono più nessuna occupazione e scoppiò la seconda rivoluzione che ha tanti punti in comune con la lotta di guerrillas vietnamita e irachena. Interessante notare come solo poche parole spagnole siano rimaste nella lingua filippina e molte inglesi invece siano entrate a far parte ufficialmente dell’idioma; mentre Spagna voleva tenere i filippini ignoranti perché facili da gestire, gli Stati Uniti promossero moltissimo la loro lingua e cultura tanto che il 30% della popolazione poteva parlare l’inglese. Gli americani inoltre costruirono ponti, strade, segherie e istituirono un sistema di governo molto simile a quello americano. Fu la durante la seconda guerra mondiale che la “perla d’oriente” venne completamente rasa al suolo, quando i giapponesi invasero le Filippine (come quasi tutto il sud-est asiatico dal 1942 al 1945. Manila risultò essere una delle città più distrutte dalla guerra accanto a Varsavia, Hiroshima e Amburgo. Nel 1965 Ferdinand Marcos venne proclamato quarto presidente post seconda guerra mondiale e con lo slogan “questa nazione può essere ancora grande” portò il paese in una nuova era. A seguito di numerose proteste, il presidente introdusse nel 1970 la legge marziale nell’intero territorio, il coprifuoco silenziò completamente tutti i media e venne bloccata la comunicazione con il mondo esterno e tutti i sospetti rivoluzionari vennero rinchiusi in campi militari. Una media di 50000 persone furono esiliate, imprigionate ed uccise durante questi anni. Solo nel 1981, a seguito della visita del Papa Giovanni Paolo II, venne abolita la legge marziale e nel 1986 il popolo riuscì a cacciare il despota Marcos dal governo con una guerra completamente pacifica (EDSA war) e senza spargimento di sangue, chiamata anche “Guerra Gialla” per via delle coccarde che erano soliti indossare i rivoltosi.
Avere la possibilità di visitare questo affascinante paese è stata l’occasione perfetta per conoscerne la cultura, apprezzare l’affetto e la disponibilità delle persone, l’allegria e il rispetto che sempre vengono posti davanti a qualsiasi comportamento. I Pinoy (il lingua Tagalog sono i filippini stessi) sono molto cattolici, superstiziosi, gentili e poliedrici; ascoltare i dialoghi in Tagalog è come percepire una cantilena armonica ricca di suoni labiali e palatali tipici, alternati ai suoni e vocaboli fricativi della lingua inglese. Per chi ne fosse interessato basta digitare su youtube l’acronimo OPM (Original Pinoy Music) per scoprire il Bollywood filippino della musica pop.
Kain na Tayo! In tagalog vuol dire Buon appetito ed è la frase che viene detta con sorriso ogni volta che si mangia con un filippino. Oltre alla vasta gamma di frutta e verdura che è largamente disponibile (basta pensare che nel 1955 le isole delle Filippine venivano menzionate nel libro del Guinness dei Primati per essere il primo stato produttore di Mango), la cucina filippina è il trionfo dei sapori forti. Anche il semplice Congee (goto) risulta molto saporito e la tradizionale colazione filippina prevede la presenza di uno spezzatino di carne bovina dalla colorazione rossastra preparata con aceto, patate e cipolla triata, riso bianco, una insaccato di carne di maiale e frutta fresca. A me è piaciuta molto la cucina filippina, che provai per la prima volta due anni fa qui a Shenzhen quando un amico mi invitò ad un barbecue organizzato dalla comunità filippina di Longgang, tuttavia non posso non connettere la presenza di più di venti eruzioni cutanee che mi hanno occupato interamente il viso e le spalle durante le due settimane postume al viaggio, ai piatti che giornalmente consumavo nell’assolata isola di Palawan. Tralasciando i brufoli e una lieve intossicazione alimentare non mi pento affatto di avere mangiato ottimi Manghi, deliziosi piatti “Adobo” (carne di maiale o pollo stufata nell’aceto e aglio), gamberoni giganti tigrati (con burro e aromi speziati) e il caratteristico Lechón (un maialino cotto allo spiedo dalla carne molto morbida e leggermente grassa).
Interessante notare la similitudine delle parole Tagalog (lingua ufficiale filippina assieme all’iglese) appartenenti alla sfera culinaria con la lingua spagnola:
Spagnolo Tagalog Italiano
Carne-Carne-Karné
Café-Kapé-Caffè
Tenedor-tinidor-Forchetta
Vaso-Baso-Bicchiere
Cuchillo-Kutsilyo-Coltello
Plato-Plato-Piatto
Servilleta-Serbilyeta-Tovagliolo
Merenda-Meryenda-Merenda
Cuchara-Kutsara-Cucchiaio
Azucar-Asukal-Zucchero
Cerveza-Serbesa-Birra
A breve parleremo più specificatamente della meravigliosa isola di Palawan e soprattutto della ben nota El Nido.
A presto
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