Bagan 4-5-6/X/2013

蒲甘2013年10月4-5-6日

260Il cielo sembra avere un incanto e una vita propria e quando dalle tenebre, oltre le nere nubi, un barlume di luce si fa strada, l’orizzonte si squarcia in colori dalle tinte degradanti dal tenue al violento.

Considerando la situazione politico-storica la Birmania è senza dubbio da collocare tra i paesi asiatici dal passato più turbolento e sanguinoso e ciò si riflette anche nei continui cambi di Nome (Birmania-Burma-Myanmar) e bandiera. L’attuale bandiera  a tre strisce orizzontali giallo (solidarietà), verde (pace e tranquillità) e rosso (coraggio e decisione) con una stella a cinque punte nel mezzo è stata adottata solo il 21 ottobre 2010 e succedette alla precendente stabile fin dal 1947 (estremamente simile e confondibile con quella dell’attuale Taiwan).

La città imperiale di Bagan, affacciata ed estesa lungo le sponde del fiume Irrawaddy, si può dividere urbanisticamente in tre aree:

1) il centro storico (Vecchia Bagan) dove si condensano la maggior parte dei monumenti archeologici

2) la zona di Nyaung U 5 km a nord-est, la più densamente popolata da hotel, pensioni e B&B

3) La nuova Bagan che sorge sulle vestigia di un un vecchio tessuto urbano che il governo nel 1990 fece abbattere per trasformare una confusa realtà topografica in una classica distribuzione cardo-decumanica.

Ci sono tre strade principali che connettono le varie aree, due esterne e più prossime al fime e una interna. L’aspetto affascinante dell’andare con in carro è la possibilità di poter tagliare per le strade sterrate, fangose e dissestate senza subire rallentamenti. Ammetto che passare due ore a bordo di un carro trabballante, sotto il sole cocente birmano, senza un filo di vento e con la polvere che graffia le gote è stata una dura prova che ci ha costato ustioni sulle braccia (ci si doveva reggere nella parte anteriore della carrozza e sporgere le braccia al fuori dall’ombra del tetto di pelle) e forti mal di schiena.

Tra i templi di maggiore interesse spiccano:

1)      La Pagoda Shwezi Gone, che con la sua struttura e la colorazione dorata ricorda molto la Shwedagon Paya della lontana Rangoon. Si crede che contenga al suo interno un dente di Buddha e tutto l’ambiente attorno sembra ovattato da misticismo e religiosità.

2)      Il grande tempio Htilominlo, costruito attorno al 1200 dal re Nantaungmya. Risultava essere molto vicino al nostro hotel, quindi raggiungibile di notte per ammirarne la bellezza delle luci e la sagoma splendente nell’oscurità della notte.

3)      Il tempio di Ananda, a mio avviso il più bello di tutta Bagan. Risale al 1091 ed è stato costruito dal re Kyanizittha. Questo tempio è avvolto dal mistero e dalle leggende; si narra che il re abbia commissionato questo tempio dopo aver sentito le descrizioni di otto monaci indiani che avevano visitato un tempio scavato nella roccia in una grotta Himalayana. Il tempio prende il nome dal suo costruttore Ananda e pare che sia stato ucciso personalmente dal re per impedire la diffusione del segreto della bellezza dell’edificio. La base è a croce creca e ogni nicchione centrale in teak massiccio occupa una statua alta più di 10 metri di un buddha in piedi dorato (solo due sono orignali, le altre due sono andate perdute durante un grande incendio). Il tempio ha un Sikhara (corona ad alveare) circondato da identiche pagode disposte ai quattro punti cardinali. Il Cappello (a 52 metri di altezza) della cupola centrale, chiamato Htee (ombrello) è decorato in maniera eccelsa e ha una colorazione ambrata e rossiccia.

4)      Il Bu Paya, che si affaccia maestoso sulle scure acque dell’Irrawaddy, è un complesso templare dedicato alle divinità della tempesta e la pagoda centrale, che mi ricorda estremamente la pagoda di Shangri la in Yunnan (quindi dalla forma tibetana) sembra risalire al terzo secolo.

5)      Il grande Dhammayangyi si scorge da ogni parte di Bagan e si riconosce perché ha una struttura massiccia e imponente; ricorda una Ziggurat.

6)      Il piccolo tempio di Nanpaya (situato sulla strada costiera che connette la vecchia con la nuova Bagan) che malgrado la ridotta dimensione ospita dei bassorilievi scultorei eccezionali e nascosti all’interno del suo sancta sanctorum. Qui ho comprato un piccolo libello con iscrizioni tradizionali circa l’oroscopo birmano.

7)      Il tempio Lemyethna, il cui colore bianco come lo zucchero spicca nel paesaggio e con il sole si trasforma in miraggio.

8)      Il minuto Mimalaung-Kyaung zedi è un gioiello nascosto e appartato dalla strada principale, vi si accede con una scalinata di 20 gradini di pietra stretti tra due grandi leoni di pietra. È stato costruito nel 1174 ed ha una pianta quadrata sormontata da una pagoda a spirale alta 10 metri. Impossibile dimenticare il momento in cui fotografando la facciata decorata con il motivo a coda di pavone, ho intravisto un vecchio ed esile monaco che si affacciava dalla penombra del portale. Mi ha invitato ad entrare e mi ha raccontato la sua storia; credevo si trattasse della solita questua buddhista ma non voleva altro che scambiare parole con me. Mi diede un quaderno che sfogliando mi resi conto che era il suo diario, registro delle persone che passavano per quel tempio; tutti turisti che in inglese, francese, spagnolo, arabo rispondevano alle solite domande che era solito porgere il vecchio monaco vestito con la tunica rosso sangue: Qual è la cosa che più ti ha colpito del Myanmar? Cosa ne pensi della nostra situazione politica? Ho scritto i miei pensieri e me ne sono andato con la sua immagine sorridente poco oltre la porta, quasi inghiottito completamente dall’ombra.

9)      L’imponente tempio Thatbyinnyu che in lingua birmana vuol dire Onniscente. È il tempio che svetta più in alto di tutta Bagan con i suoi 61 metri.

10)   La torre di osservazione Nan Myint, ormai trasformata in un hotel lussuoso, una volta rappresentava la unica possibilità di controllare il vasto territorio religioso di Bagan. La forma attuale, malgrado il vetro e i materiali nuovi, ha le stesse sembianze dell’antico monumento.

11)   Il Mahabodhi Paya, la grande pagoda, diversa dalle altre, che rappresenta uno dei pochi templi induisti presenti nell’area, la sommità piramidale rappresenta il Monte Meru e quindi è fondamentalmente un’ascesa scultorea verso l’infinito

In ogni tempio era possibile incontrare bambini intenti a vendere qualsiasi tipo di oggetto; il loro numero cresceva proporzionalmente alla fama del monumento. I loro visi sorridenti, dipinti di thanaka, le parole gentili e la disponibilità nell’accompagnarti durante tutta la visita con la promessa di poter comprare qualcosa dalla loro bancarella era piacevole per le prime volte ma poi diventava una routine e mi era impossibile non notare che quello dei bambini era un vero e proprio LAVORO, mentre i genitori se ne stavano all’ombra tutto il giorno nel negozio. Mi ha colpito una bambina in particolare che ho fotografato proprio all’ingresso del tempio di Thatbyinnyu che vendeva dei disegni fatti a mano da lei e che aveva un viso meraviglioso ma visibilmente marcato dalla povertà.

Mi ha letteralmente stupito il fatto che in quasi tutti i monumenti di Bagan all’ingresso c’è un cartello dove escplicitamente si fa riferimento alla possibilità di avere una guida Italian Speaking e che TUTTE le persone (bambini inclusi) all’ingresso dei templi potevano dialogare perfettamente con un italiano basico. Quando si rivolgevano ad Erick (messicano) o ad Adriana (colombiana), i miei due compagni di viaggio, lo facevano in italiano e non in spagnolo.

Mi sono soffermato molto nel fotografare i particolari scultorei e pittorici, riguardanti la storia del Buddha; alcuni erano veramente impressionanti, tralasciando quelli sfigurati da un grossolano e visibile restauro erano tutti affascinanti e, malgrado i secoli trascorsi, all’interno cavernoso delle varie Pagode hanno conservato la brillantezza dei colori.

All’interno dello Zedi (tempio birmano a campana) i raggi del sole penetrano attraverso delle aperture strette e questo contribuisce a creare una atmosfera unica, pregna di storia, mistero, lame di luci che giocano con arabeschi in ombra, silenzio assoluto, forti contrasti cromatici; la fredda pietra sotto i piedi nudi e gli occhi che altalenando penombra, oscurità e luce intensa.

L’alba a Bagan sulla cima di uno Zedi non ha paragone con nessun’altra cosa. Il cielo sembra avere un incanto e una vita propria e quando dalle tenebre, oltre le nere nubi un barlume di luce si fa strada, l’orizzonte si squarcia in colori dalle tinte degradanti dal tenue al violento. Un tramonto così bello e carico di pathos l’avevo visto solo seduto sul bordo del grande lago di ninfee ad Angkor Wat, ma era diverso: in Cambogia il sole nasceva romanticamente da dietro i profili delle pagode frastagliate, a Bagan il sole sorgeva dalla foschia dell’orizzonte, scoprendo gradualmente  nell’erba alta i vari campanili di pietra che la notte nascondeva e amalgamava.

Per visitare i templi, sparsi nella lussureggiante e poco accessibile vegetazione, consiglio il nolo di uno caratteristico carretto a tre posti. È un mezzo lento ma efficace e permette di avere molto più contatto con la natura e con il paesaggio. Il nostro conduttore si chiamava Bo e aveva il suo nome tatuato sul braccio sinistro, era simpatico e socievole e per tutto il tempo ha indossato la stessa maglietta giallo, verde e nera.

Visitando un villaggio tipico di Bagan abbiamo incontrato una famiglia gentilissima che ci ha spiegato cosa facevano per vivere, le varie attività; spezzavano l’erba dura per i bovini con una macchina che ricordava un telaio, tessavano abilmente sciarpe e teli da vendere e producevano olio. Mi ha colpito molto una signora estremamente anziana che filava il cotone, il suo corpo aveva un’età ma le sue mani e i suoi occhi erano molto più giovani. Quando siamo andati via comprando una sciarpa di seta la nonnina si è messa seduta e ha acceso un sigaro enorme, che fumava con allegria: viene detto cheroot ed è un sigaro grosso e sottile, con una quantità piccola di tabacco miscelato a foglie, radici ed erbe, il tutto avvolto in una foglia secca di tabacco o mais o palma di betel.

A presto con la ultima parte del viaggio, Mandalay-Amarapura-Awa (Inwa) e Sagaing

😉

Galleria Relativa


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